Page 226 - Il Decamerone Moderno Vol. II
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Plastica, plastica, e ancora plastica.
                Non bastavano le buste, che già soffocavano i gabbiani e i pe-
                sci del mare. Non c’era modo di fermare la follia dell’uomo,

                che continuava comunque a distruggere, anche in piena epide-
                mia.

                Era uno sfregio quotidiano.
                «Mi raccomando, Chopin, non annusare, tieni il tartufo lon-
                tano da queste brutte cose…».

                Lo aveva chiamato così, il suo cagnolino, in onore del valzer
                del  piccolo  cane,  composto  da Chopin.  Il titolo era  curioso,

                ma  aveva  una  spiegazione.  Il  compositore  lo  aveva  pensato
                mentre osservava Marquis, il cagnolino della scrittrice George
                Sand, con la quale aveva una relazione.

                Era, per lui, una «creatura straordinaria», gli ispirava serenità.
                Ed il batuffolo nero di Lavinia era pacioso e sorridente, e por-
                tava    quel  nome  con  un  certo  sussiego,  quasi  fosse  consa-
                pevole della responsabilità.

                «Dai Chopin, corri, che raggiungiamo il prato delle margher-
                ite…».

                L’immagine era poetica, il fazzoletto di verde un po’ meno. E
                sempre per colp dell'uomo.

                Era pieno di cartacce, bottiglie, avanzi. La primavera cercava
                di rimediare. I fiori spuntavano ovunque, nonostante tutto. E i
                petali si allargavano perfino sui cocci delle bottiglie rotte, get-


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