Page 47 - Il Decamerone Moderno Vol. II
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La mamma annuì di nuovo. Era un modo di spiegare ai
bambini il senso della vita e della morte. La vita non finisce,
quando si muore, perché la nostra anima, per i credenti, torna
in cielo. E comunque, anche per moltissime altre forme di
religione, o di filosofia, era più o meno la stessa cosa.
«Io ho capito, sai? Ho capito che papà non era in viaggio,
come le altre volte. E ho capito che tu stavi soffrendo, perché
avevi paura che lui morisse, che non tornasse. Per questo ha
lavorato tanto, per costruire questo giardino. Perché vedi,
papà c’è. Eccolo qui».
Tirò fuori da una tasca la figurina che mancava, e la piazzò in
mezzo alle altre. «Vedi, mamma, che papà è doppio? Vedi? Io
non volevo che la sua parte trasparente si staccasse, perché
non sarebbe mai più tornato a casa. Allora con la colla e con i
chiodini, l’ho attaccata per sempre. Guarda. Davanti c’è papà,
come lo vediamo noi. E dietro c’è l’altra parte. Ce l’abbiamo
tutti quanti, ma lui di più. Mi sono messo d’impegno. Non si
staccheranno mai, le due parti. È tutto a posto, hai capito?
Adesso è tutto a posto. Sei contenta, mamma?».
La mamma era rimasta senza parole.
In tutti quei giorni, era sempre stata convinta di essere riuscita
a nascondere il suo turbamento. Vedeva Giulio sorridere. Ora
aveva capito il senso del suo sorriso. Si era convinto di poter
salvare il padre, trattenendo la sua anima attaccata al corpo. E,
come in una sorta di magia, aveva creato tutti i personaggi
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