Page 74 - Il Decamerone Moderno Vol. II
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diverso. E si sentiva colpevole, per tutte le cose che non funzi-
onavano, che andavano male.
«Sei tu che ti emargini da solo – gli dicevano – se solo im-
parassi a fare come gli altri, sarebbe tutto risolto. Fai quello
che ti dicono. Non contestare. Limitati al minimo indispensa-
bile. Vivi e lascia vivere. Dimenticati di quelli come Lee. Non
scrivere a nessuno. Vedrai che vivrai meglio tu e che vivranno
meglio gli altri».
Era difficile, riuscirci. Soprattutto quando gli ordini erano
sbagliati. Non voleva sentirsi come certi nazisti, che
ritenevano di essere innocenti solo perché massacrando la
gente avevano eseguito degli ordini. In quello che si fa, c’è
sempre e comunque una responsabilità individuale. Solo che
farlo notare era del tutto inutile.
«Quantomeno i nazisti – sospiravano i colleghi – ma guarda
che razza di paragoni vieni a fare».
Così alla fine era Luca che si sentiva sbagliato.
«Com’è che gli altri ci riescono – pensava – e io no?
Dev’essere l’età. Fossi più giovane, forse, sarei diverso. Deve
essere colpa di tutte quelle storie che ci siamo raccontati per
anni, sulla solidarietà, sulla correttezza, sul rispetto. Erano
tutte baggianate. Non l’ho capito in tempo, e sono finito fuori
corso, come una banconota scaduta».
Lo stesso uomo del sindacato aveva allargato le braccia,
quando gli aveva raccontato che Lee era stato lasciato laggiù
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