Page 85 - Il Decamerone Moderno Vol. II
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vanetti, chi sulla sua sedia a rotelle. E i centenari, quasi tutti
          incapaci di mettersi in piedi, erano costretti a vivere tutto il
          giorno a letto, perché non avevano più forze. Sempre più ma-
          gri e stanchi.

          «È orribile  – aveva pensato,  in  lacrime  –  io  non vorrei  mai
          finire la mia vita così. Meglio morire prima, meglio stramaz-
          zare a terra e non pensarci più». Si era vergognata, per quel
          pensiero.  Era  una  persona  buona,  Rosa,  e  non  avrebbe  mai
          augurato  la  morte  a  nessuno.  Semplicemente,  non  capiva  il

          senso di trascinare la propria esistenza, una volta perduta ogni
          energia.  E  nemmeno  immaginava,  che  di  lì  a  poco  sarebbe
          entrato qualcun altro, in quell’universo già fragile. Il virus.

          Con  molta  pazienza,  appena  entrata,  Rosa  aveva  iniziato  a
          cercare un contatto, con quelli che ai suoi occhi erano alieni.
          Non era un medico, non era uno psicologo. Doveva solo occu-
          parsi di mantenerli puliti, di tenere in ordine le sale comuni,
          gli  spazi  in  cui  restavano  per  ore,  immobili,  in  apparenza
          senza  più  vita.  A  volte  le  capitava  di  aiutare  a  sollevarli,  a

          spostarli dalla sedia al divano, senza  che pronunciassero al-
          cuna  parola.  Le  sembravano  tutti  dei  fantocci,  uguali  uno
          all’altro, senz’anima.

          Temeva  di  non  riuscire  ad  alleggerire  il  senso  di  pena.
          E invece, giorno dopo giorno, si era accorta con stupore che
          non era affatto così. Erano molto diversi da come li aveva im-
          maginati,  sbagliando.  Avevano  ancora  una  personalità,  un
          carattere.  E  a  volte  erano  perfino  capricciosi,  proprio  come

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