Page 89 - Il Decamerone Moderno Vol. II
P. 89

privazioni, le sofferenze. Erano diventati ancora più fragili. E
          non  potendo  più  stare  vicini,  come  facevano  prima,  si  las-
          ciavano andare alla malinconia.

          Rosa  era  dispiaciuta.  Era  stato  così  bello,  incontrarli,  cono-
          scerli. Ora era costretta a vederli andare via, uno dopo l’altro.
          Gino era stato il primo. Era successo tutto in fretta, una vita
          ingoiata dal vuoto. Gino così affettuoso, aveva fatto gli ultimi
          suoi passi terreni in completa solitudine. Nessuno aveva po-
          tuto  entrare  a  salutarlo.  Poi  era  stata  Marina  ad  ammalarsi,

          bruciava  di  febbre.  Aveva  smesso  di  rubare  i  biscotti,  non
          rideva  più.  Il  giorno  in  cui  l’avevano  portata  via,  Rosa  le
          aveva  messo  un  fagottino  nella  tasca,  con  qualche  dolcetto.
          Sperava che sarebbe riuscita a trovarlo, che si sarebbe sentita
          un po’ meno sola. Si era anche illusa che sarebbe guarita, che
          sarebbe stata poi dimessa e riportata lì. Invece era mancata,
          qualche giorno dopo. L’avevano cremata, avevano raccolto le

          ceneri  in  un  vasetto.  E  i  familiari  l’avevano  riavuta  così.
          Senza poterle stare accanto.

          Rosa non l’aveva detto a nessuno dei suoi vecchietti. Raccon-
          tava che Marina stava benino, che l’avevano ripresa i nipoti.
          Cercava  di  sorridere,  mentre  diceva  tutte  quelle  bugie.  E
          quando  era  toccato  ad  Alberto,  essere  portato  via,  aveva
          dovuto cercare di consolare Giuseppe, che non riusciva più a
          pensare alla sua stessa esistenza, senza quella sorta di rivale,
          che  in  qualche  modo  lo  completava.  Si  sentiva  solo,  perso,

          smarrito.

                                       89
   84   85   86   87   88   89   90   91   92   93   94