Page 94 - Il Decamerone Moderno Vol. II
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come  faceva  di  continuo.  Sembrava  salutasse,  ma  nessuno
                aveva mai capito il senso del suo gesto. In quel momento, in
                quel silenzio surreale, tutti rimasero a guardare quel braccio e
                quella mano, come in preda ad una sorta di ipnosi collettiva.
                Anche Rosa guardava. Emilio sembrava un grande sacerdote
                di qualche comunità tribale. Il suo sguardo era triste.

                «Chi stai salutando?», chiese Rosa, che non aveva mai osato
                farlo prima.

                «Chi stai salutando?», ripeterono gli altri, in coro.

                Emilio prese fiato, si fermò.

                «Non è un saluto – disse – è una carezza».
                «Una carezza?», chiese Rosa, stupita.

                «Ma lì – dissero in tanti – lì davanti non c’è nessuno. E tu da
                qualche giorno lo fai di continuo, di continuo…».

                Emilio sorrise. Con le dita della mano, sembrava modellare un
                viso. E attorno, accarezzava dei capelli lunghi. Era un gesto di
                estrema dolcezza. Emilio vedeva un volto, che agli altri non
                era concesso di vedere.

                «Domani è il 25 aprile, è il 25 aprile», mormorò.

                Era la vigilia del 25 aprile, anche se – a causa del virus – non
                ci sarebbero stati cortei, né festeggiamenti, nonostante la ri-
                correnza della Liberazione, tanto cara a tutti e soprattutto alle

                persone più anziane, gli ultimi testimoni.
                Emilio sembrava sospeso in una dimensione diversa, da quella

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