Page 95 - Il Decamerone Moderno Vol. II
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degli altri. Inseguiva un ricordo.
Rosa intuì un amore, dietro quel gesto. Forse la madre, forse
un amico. «Chi stai accarezzando?», chiese.
«Un angelo – rispose Emilio – un angelo che non c’è più.
Qualcuno che ho perduto tanti anni fa, quando ero solo un
adolescente. Una ragazza bellissima. Una staffetta partigiana.
Aveva poco più di me, le avevo promesso che saremmo stati
sempre insieme, finita la guerra…».
Gli anziani si era dimenticati di tutte le loro angosce, erano
interessati solo a quella storia romantica.
Il virus non era niente, di fronte a quanto avevano vissuto
molti di loro. E il tono di Emilio, sofferto, aveva fatto intuire
che quell’amore non avesse avuto un lieto fine.
«Ero salito ai monti con i miei fratelli. Erano tutti molto più
grandi di me. Io non avevo armi, non partecipavo alle azioni.
Io restavo nascosto. E quando c’era da trasmettere un co-
mando, un’informazione, correvo. Correvo velocissimo. E poi
tornavo, senza che nessuno riuscisse mai a prendermi. E
quando tornavo, scoprivo sempre che qualcuno non c’era più,
che non ce l’aveva fatta…».
Rosa riusciva a immaginare, attraverso le sue parole, il senso
feroce di quella guerra, di quei caduti quotidiani.
«Le famiglie scoprivano di aver perso un figlio solo molti
giorni dopo – raccontava Emilio – e i figli sopravvissuti nem-
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