Page 93 - Il Decamerone Moderno Vol. II
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tima sua immagine era stata quella dei suoi capelli, spettinati,
sparsi attorno alla testa.
Era stata una resa. Lina non aveva più lottato.
Rosa aveva preso quel pettinino e quel fermaglio. Li aveva
nascosti in un cassetto, sperando di poterglieli ridare. E
quando era arrivata la notizia della sua morte, non era riuscita
a trovare il coraggio di buttarli via. Era rimasta seduta, da
sola, a guardare il vuoto. E si era chiesta quanti ancora sareb-
bero dovuti morire.
La lista dei morti si era allungata, giorno dopo giorno. Erano
tutti anziani, sì, ma senza virus sarebbero mancati in ordine
sparso, e il dolore si sarebbe diluito un po’ di più. Uno dei più
avanti con l’età, Maurizio, aveva preso un bicchiere, a tavola,
e aveva chiesto di brindare: «A chi non c’è più – aveva detto –
a chi ci ha preceduto, a chi raggiungeremo, per ritrovarci
presto insieme…».
L’intenzione era nobile. Il risultato era stato catastrofico. In
sala era sceso il gelo. E proprio in quell’istante, come in un
testo drammatico, Maurizio aveva iniziato a tossire, accas-
ciandosi sulla sedia. E aveva chiesto di essere riportato in
camera, perché non si sentiva bene.
Non era il virus. Era stata solo l’emozione. E tuttavia, a tavola
si erano sentiti tutti male, terrorizzati e confusi.
A riportare la calma, era stato Emilio. Con quel suo fare so-
lenne, aveva alzato il braccio, iniziando a muovere la mano,
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