Page 88 - Il Decamerone Moderno Vol. II
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zavano  poco.  La  situazione  si  era  capovolta,  quando  erano
                iniziati i primi casi di febbre. Era una febbre cattiva, che di-
                vorava. Non voleva andarsene, non scendeva. E il clima era
                cambiato. C’erano stati i primi ricoveri. Gli altri anziani non
                vedevano  tornare  i  propri  amici.  Osservavano  spaventati  i
                posti vuoti a tavola.

                A peggiorare le cose, era il silenzio. L’emergenza aveva im-
                posto di non lasciar più entrare nessuno, da fuori. Nemmeno i
                familiari più stretti.

                Per  qualcuno  non  era  cambiato  niente.  Molti  anziani  non
                avevano quasi più contatti, con figli e con nipoti. Li vedevano
                di rado, magari al compleanno o a Natale.

                C’era qualche nonnino più fortunato, che ancora riceveva vis-
                ite settimanali, o quantomeno telefonate. Non c’era, però, una

                frequentazione  assidua,  da  parte  delle  famiglie.  Cio-
                nonostante,  quando  erano  scattate  le  chiusure,  c’erano  state
                vibranti  proteste.  Perfino  chi  non  si  era  mai  visto,  aveva
                iniziato a contestare, lamentando di non poter abbracciare più
                la  mamma  o  la  nonna,  come  fossero  diventate  ostaggio,
                prigionieri, rapiti.

                Tutta  questa  pressione,  aumentava  il  senso  di  inquietudine
                degli  anziani.  Percepivano  l’angoscia  esterna.  E  avevano  ri-

                cominciato a chiudersi in se stessi.
                Avevano  paura,  quando  vedevano  le  mascherine.  Tutti  quei
                disinfettanti,  evocavano  in  loro  i  ricordi  della  guerra,  le


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