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Baffone, non ci credo... non ci posso credere!”
          Ma mi godetti la permanenza a Mosca. Incontrai centinaia e

          centinaia  di  prigionieri  italiani,  che  erano  stati  trasferiti  alla
          capitale  per  lo  stesso  motivo,  ci  raccontavamo  le  nostre
          tragiche storie, le nostre battaglie e le nostre sconfitte, e tutti
          concordavamo  su  un  punto  chiaro  tornare  alle  case  al  piu’
          presto possible, perche’ non c’era posto piu’ bello al mondo
          della nostra cara Italia!

          Il primo Maggio 1945 mi trovavo ancora a Mosca. Come si sa
          bene, il primo Maggio e’  la festa dei Lavoratori, festa pro-

          mossa e propagandata dal Comunismo,  e’  la  Grande  Gior-
          nata del Partito e dei Lavoratori. Non potemmo assistere alla
          grande  sfilata,  che  quell’anno  assunse  proporzioni  enormi
          dato che avevano vinto la guerra piu’ atroce che la storia russa
          ricordi; ma ci fu detto che molto presto, il generalissimo Sta-
          lin sarebbe venuto nelle caserme per parlare a tutti i prigioni-

          eri studenti, sulle teorie comuniste russe e dar cosi’ l’ultimo
          tocco alla nostra formazione bolscevica.

          E fu un grande lavoro di pulizia, di messa a punto delle nostre
          uniformi di seconda mano, perche' non colpissero sfavorevol-
          mente  l’occhio  dei  grande:  eroe  della  seconda  guerra
          mondiale.  Striscioni,  drappi,  bandiere,  manifesti,  archi  ri-
          coperti  di  verde  e  fiori  e  un  palco  enorme  nel  cortile  piu’
          grande  delle  caserme.  Ci  fecero  anche  provare  brevi  accla-

          mazioni  in  russo,come  salutare  alla  russa,  stare  sull’attenti
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