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LE ULTIME GRAFFIATE
DELL'ORSO
E facevo bene a non credere. Se ci avessi creduto me ne sarei
pentito amaramenete. Avevo troppi argomenti contro un re-
gime cosi' totalitario ed inumano. E tanto per mettere la firma
alla mia ripugnanza per il Comunismo, ve ne do, ancora una
prova.
Finiti i miei studi di addottrinamento sul sistema marxista,
fummo rimpaccati, cinquanta per cinquanta, nei carri bes-
tiame, e la tradotta si mosse lentamente dalla stazione di Mo-
sca. Tre giorni e tre notti di tram... tram... lentissimo, e tante,
tante esaltazioni dalla scuola che avevamo fatta. Non
avevamo piu’ fiducia dei compagni di sventura; bastava una
denuncia a qualche capo che voleva farsi strada, e si scom-
pariva dalla circolazione, per sempre. Acqua in bocca e se hai
voglia di cantare,canta l'internazionale.
Arrivati a Rostov, un po’ piu’ eleganti e piu’ ben parlanti di
come eravamo partiti, dovemmo affrontare gli abbracci, i
complimenti e le prese in giro di tutti, ma particolarmente di
Gennarino, Giuseppe e qualche amico piu' vicino.
“Hai passato l'esame di abilitazione communista?”. “Quante
signorine avevate per maestre?”.
“In quale chiesa vi hanno conferito il battesimo bolscevico?”.
“Chi e' stato il celebrante? Ed il padrino... o meglio la