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La tradotta si mosse. Le nostre grida arrivarono al cielo.
Volevamo spingerla, volevamo che volasse, volevamo che
non sì fermasse mai, invece era maledettamente lenta. Quella
lentezza diede il colpo di grazia a tanti, e tanti. Non ce la fe-
cero!.
Partimmo da Rostov l'8 Ottobre, arrivammo a Francoforte in
Germania circa trentacinque giorni dopo; eravamo passati per
Kiev, Varsavia, Berlino. Potete rendervi conto, guardando una
carta geografica, della lunghezza della nostra Via Crucis,
seminata di centinaia e centinaia dì cadaveri della migliore
gioventu’ italiana
“Calogero mio... non ce la faccio piu’”.
“France’... ma,tu scherzi... Sei giovane.come me... io ce la
faccio e tu?”.
“Ma tu sei piu’ forte... tu hai piu’ spirito”.
“I calabresi hanno spirito! Come i siciliani e piu' dei sicil-
iani!”.
“Se non ce la facessi, tu lo racconterai a mia mamma, alla mia
famiglia... me lo prornetti?”.
“Non ti prometto un cavolo! A casa tua ci vengo, quando ti
sposi! Va bene? Mi hai detto che sei fidanzato con una bella
calabresella.”.
“Angelina... E’ bella, e’ bella! Ci siamo giurati di sposarci nel
Santuario di S. Francesco di Paola. Ci verrai? Mi fai da testi-