Page 130 - Per-colpa-di-quella-divisa-bianca-da-marinaio_Neat
P. 130

La  tradotta  si  mosse.  Le  nostre  grida    arrivarono  al  cielo.
          Volevamo  spingerla,  volevamo  che  volasse,  volevamo  che
          non sì fermasse mai, invece era maledettamente lenta. Quella
          lentezza diede il colpo di grazia a tanti, e tanti. Non ce la fe-
          cero!.

          Partimmo da Rostov l'8 Ottobre, arrivammo a Francoforte in
          Germania circa trentacinque giorni dopo; eravamo passati per
          Kiev, Varsavia, Berlino. Potete rendervi conto, guardando una

          carta  geografica,  della  lunghezza  della  nostra  Via  Crucis,
          seminata  di  centinaia  e  centinaia  dì  cadaveri  della  migliore
          gioventu’ italiana

          “Calogero mio... non ce la faccio piu’”.

          “France’...  ma,tu  scherzi...  Sei  giovane.come  me...  io  ce  la
          faccio e tu?”.

          “Ma tu sei piu’ forte... tu hai piu’ spirito”.

          “I  calabresi  hanno  spirito!  Come  i  siciliani  e  piu'  dei  sicil-
          iani!”.

          “Se non ce la facessi, tu lo racconterai a mia mamma, alla mia
          famiglia... me lo prornetti?”.

          “Non ti prometto un cavolo! A casa tua ci vengo, quando ti
          sposi! Va bene? Mi hai detto che sei fidanzato con una bella
          calabresella.”.

          “Angelina... E’ bella, e’ bella! Ci siamo giurati di sposarci nel
          Santuario di S. Francesco di Paola. Ci verrai? Mi fai da testi-
   125   126   127   128   129   130   131   132   133   134   135