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madrina?”.
“Calo’ hai portato qualche sigaretta, non russa, ma americana,
cosi’ celebriamo il tuo ritorno”.
“E' vero che una guardia russa ti ha sparato, mentre rincorrevi
una bella guagliona?”
Ne ebbi per diversi giorni, e ci pigliavamo gusto da buoni,
vecchi, amici di sventura. Ma la domanda che fácevano ogni
giorno, diverse volte al giorno: “Ma questo grande Giuseppe
Stalin, quando ci rimanda in Italia?”. Nessuna risposta! Che
disperazione!
Passo’ Giugno, Luglio, Agosto, Settembre... e le foglie
cominciavano a cadere dagli alberi, lassu’ cadono presto, e
noi si stava nella morsa della paura che avremmo passato
un’altro inverno in quel clima glaciale. “Calo’” mi diceva
Gennarino: “ti dico con le lacrime agli occhi se non si parte
per il mese di Ottobre, mi dispero... scappo... mi ammazzo...
ma prima vado ad ammazzare quel porco…”. “Chiudi la
bocca Gennari’, tu vai a morire in Siberia!”.
“E non se ne parla piu'! Quella bella guagliona che mi as-
petta... quella mamma... papa’... fratelli ... sorelle! San Genna’
pensaci tu. Tu sei forte”.
“Amen …” dissi io.
Ed ai primi di Ottobre, S. Gennaro, secondo quello che diceva
il caro Gennarino, fece il miracolo. Ricordero’ sempre, anche