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in questo nostro Museo. L'abito è quello stesso che
i poeti latini attribuiscono a' citaredi e alle persone
teatrali, e chiamano palla, benché non con tutta
la proprietà. (La palla dei Latini era, secondo Tos-
servazione di Servio, la stessa cosa che il peplo dei
Greci). Questa danno ad Apollo quando lo descri-
vono come poeta, o come cantore, onde Properzio :
Pizie (o Apollo) risuona carmi in lunga veste. Ed
Ovidio: Lo stesso dio dei poeti ragguardevole per
aurea palla, tratta le armoniose corde della dorata
lira. E Tibullo: L'estremità del peplo, o palla, sem-
brava scherzare fra i talloni, poiché questa era la
veste dello splendido corpo. Pendeva dalla manca
parte la garrula lira, opera dì rara arte, risplen-
dente per la testuggine e l'oro.
« Qui sembra che il poeta avesse innanzi agli
occhi la nostra statua, dove l'artefice ha voluto
significare la ricchezza di questo abito di Apollo
colla gemma che lo guarnisce sul petto. La clamide
che gli sta sospesa agli omeri con due borchie è
anche parte di questo abito citaredico, per testimo-
nianza degli antichi scrittori. La fascia, o zona, che
gli circonda il petto, é più alta delle cinture ordi-
narie: era questa un altro abbigliamento della ve-
stitura scenica, come può ancora congetturarsi dalle
immagini della Musa tragica, e di quella delle tibie,
fornite nei monumenti antichi di simil fascia. La
cetra apta haltlieo, secondo la espressione di Apu-
leio, pende dagli omeri del nume per una specie
di armacollo-. Tali cetre più grandi, che così per
comodo si sospendevano, vengono da Esichio dette