Page 263 - Lezioni di Mitologia;
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Tre volte. Non avea sparsi sul collo
I crini, e della lira il suono inerme;
Ma quel sembiante che al maggior Atride
Rivolse, onde con mille avidi roghi
Vuotò le tende Achee, e i giri immensi
Sciolse al Pitone, che l' imbelle Lira
Temeva: disse: salvator del mondo,
maggiore degli avi Ettorei, Augusto:
Vinci sul mare, è tua la terra: e l'arco
Milita a te che sull'irate spalle
Risuona. Salva la tremante Roma
Che alle vendette si confida, e pose
Sopra la prora tua pubblici voti:
Se non difendi le Romulee mura
Fu infausto il voi dei Palatini augelli,
E il flutto osa soffrir le regie vele
Se tu sei prence dei latini remi.
Deh non temer se la contraria armata
Con cento ali remeggia: il mar sdegnoso
Sotto le freme: sull'avverse prore
II centauro coi sassi invan minaccia:
Dipinta è la paura, e vano il lagno.
La causa nel guerrier combatte, e dona
Viltade o forza: se da sé diparte
Il giusto, toglie dalle mani incaute
La vergogna le spade. E tempo. I legni
Vadano ad incontrarsi: io son degli anni
Il padre: io guiderò di Giulio i rostri
Con la man trionfale. — In questi accenti
Sciolse la voce, e consumò nell'arco
Il peso alla faretra: infuria l'asta