Page 282 - Lezioni di Mitologia;
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Così avendo favellato confermò colla testa i suoi
detti. Andò quindi la fanciulla a Leuce monte di
Creta, crinito di boschi; poscia all'Oceano, e scelse
le ninfe che desiderava per seguaci. Gioì Cerato,
gioì Teti perchè mandarono le loro figlie in com-
pagnia di Diana. Circondata da queste andò ai Ci-
clopi, e gli trovò che nell'isola, Lipari or detta, e
già Meliguni, stavano intorno ad una massa info-
cata, la quale preparavano per un lavoro che do-
vea servire per Nettuno, e consisteva in un vaso
per abbeverare i cavalli del nume. Spaventaronsi
le ninfe quando videro gli orridi mostri simili ai
gioghi delle montagne Ossee, ai quali sotto i cigli
un solo occhio simile a vasto scudo fiammeQ:oriava
luce spaventosa. Né meno le atterrì lo strepito delle
incudini sonanti, il vento dei mantici e l'urlo delli
stessi Ciclopi, che rimbombava l'Etna, l'isola tutta,
l'Italia vicina, e la Corsica ancora con eco spaven-
toso. Diana solo non mutò faccia, perchè fanciulla
ancora di tre anni, quando fu posta a sedere dà
Latona sui forti ginocchi di Brente, a lui con la
mano pargoletta strappò dal largo petto le lane
ferruginee.
Eccovi esposti i principii della fanciullezza di
questa diva, i cui attributi unì l'Ariosto nella se-
guente maravigliosa ottava che fa indirizzare a
Diana da Medoro, famoso per la fedeltà e per gli
'
amori non sperati, frutti della sventura.
« santa Dea, che dagli antichi nostri
Debitamente sei detta triforme.