Page 359 - Lezioni di Mitologia;
P. 359
347
Mattutina sul volto, o quale è il frutto
Del melagrano. Il maschio olio soltanto
Però recate, con che s'unge Alcide
E Castore; togliete un pettin d'oro
Fatto, onde il crine e le disperse treccie
Unisca. Esci, o Minerva, ecco che grata
Schiera t'incontra d'Acestorie figlie.
Lo scudo a te di Diomede arreca,
Come in Argo è costume antico. Eumede
Lo insegnò allor che decretata morte
Oli preparava il popolar furore.
Sacerdote ramingo in man recava
La sacra effigie, e i fuggitivi piedi
Sul monte Creo fermando, ivi depose
Il sacro peso in dirupate balze.
Che Pallatìdi han nome. Esci, Minerva
Sterminatrice di città, che l'elmo
Dorato porti, della bionda testa
Ornamento e terrore. A te diletta
Col nitrir dei cavalli il suon confuso
Delli scudi percossi orribilmente.
Oggi, ondifere donne, i bagni usati
Lasciate, e solo beva Argo dai fonti
E non dai fiumi: e voi l'urne recate.
Ancelle ad Amimone, a Danao prole,
a Fisadea, che, sparse d'oro e fiori
Inaco l'onde sue, verrà dai colli
Lieti per erba, e fia che rechi a Palla
Gentil lavacro: ma, Pelasgo, avverti
Che alla reina involontari i lumi
Tu non rivolga. Per l'estrema volta