Page 360 - Lezioni di Mitologia;
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                   Queste mura vedrà chi mira ignuda
                   Minerva di città custode. Ah vieni,
                      veneranda diva: intese cose
                   Ridico intanto  alle fanciulle. In Tebe
                   Una Ninfa già fu cara fra tutte
                   A Palla,   e non potean divise un solo
                   Momento    starsi. E quando a Tespia antica»
                      ad Aliarto, o a Coronea volgeva
                   Le frementi cavalle,   e che scorrea
                   L'are e la selva del Coraìio fìume,
                   E l'opre dei Beoti, un carro solo
                   Teneale entrambe, e delle ninfe a     lei
                   Care non eran le scherzose fole
                   E le alternate danze ove non fosse
                   Cariclo seco. Ah molto pianto aspetta
                   Di Palla la fedel compagna! Un giorno
                   Avean deposto    il peplo, e dentro  il fonte
                   Eliconio tergean   le membra ignude:
                   Cheta tranquillità teneva   il monte,
                   E nel mezzo del cielo    il  sol regnava.
                   Nel sacro loco erra Tiresia solo,
                   Cui la lanugin prima    il volto incerto
                   Adombra. Lo condusse al sacro fonte
                   Coi cani sete che ogni dire avanza,
                   E quivi ciò che ad un mortai non lice,
                   Misero!  ei vide: a lui, benché sdegnata,
                   Disse Minerva: Qual destin     ti trasse.
                   Figlio d'Everio,  alla funesta via
                   Onde tu cieco tornerai? — Parlava,
                   Quando percosse un'improvvisa notte
                   Gli occhi  al fanciullo: muto muto    sta,
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