Page 366 - Lezioni di Mitologia;
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alla dea: Questa sarebbe degna di sorgere meco
dai flutti cerulei, e di sedere nella nostra conchi-
glia. — L'autore degli Inni Omerici al contrario
narra l'aura rugiadosa di Zeffìro, che dolcemente
spirando la porta sopra molle spuma in mezzo al
mare risonante. L'Ore (e che bel quadro sarebbe
mai questo!), l'Ore coi capelli in reti dorate ac-
colti ricevono amabilmente la dea, la ricoprono di
veste incorruttibile, e sopra il capo immortale pon-
gono una vaga corona, e nell'orecchie traforate l'oro
più fino, e l'oricalco; il collo, il bianco petto con
monili dello stesso metallo adornarono. Così elleno
stesse si abbigliano quando vanno alle amabili danze
degli Dei nella casa paterna. Poiché ogni ornamento
ebbero disposto intorno al corpo di Venere, la con-
dussero dai numi che gareggiavauo per abbracciarla,
ed ognuno chiedeva di prenderla in moglie, ammi-
rando le forme della diva coronata di viole, e dalle
nere palpebre.
Fin qui Omero: ma Cicerone lasciò scritto che
più furono le Veneri adorate dagli antichi, nate da
genitori diversi. La prima di queste, del Cielo e
del Giorno figlia, ebbe tempio in Elide; la seconda,
di cui abbiamo favellato, generata dalla spuma, diede
con Mercurio la vita al secondo Cupido; la terza,
da Giove e da Dionea creata, fu moglie di Vulcano.
Platone vuole ch^ vi siano due Veneri, la celeste
e la popolare, distinte per origine e per attributi,
quantunque Orfeo, o chi sia l'autore degli Inni,
confonda la marina, o volgare, con la celeste. Epi-
menide Cretese, seguendo un parere del tutto op-