Page 424 - Lezioni di Mitologia;
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Giganti sian del ciel le strade aperte?
Dimanda a Giove una consorte, e Giove
Non fia che a te la neghi. — Udì le preci
Il re di Dite, e n'arrossì: l'atroce
Indocil'alma illanguidiva, eguale
A Borea allor che di pruine armato
L'ispido mento e le sonanti penne
Innanzi al suo furor l'onde e le selve
Soffiar desia; ma se le ferree porte
Eolo gli oppone, si dilegua il vano
Impeto, e tornan ripercosse indietro
Le sonore procelle agli antri loro.
Quindi comanda che di Maja il figlio
Si faccia innanzi, onde gli ardenti detti
Riporti a Giove. La potente verga
Scotendo, fassi il messaggero alato
Innanzi al dio, che sopra il soglio assiso
Sta, per atroce maestà, tremendo.
Squallido scettro colla man sostiene,
E mesta nube la sublime testa
Aspreggia, e tutta la crudel sembianza
A cui cresce terrore il duol ; la bocca
Solleva e tuona: al suon del lor tiranno
Taccion gli abissi impauriti, e frena
Cerbero nelle gole il suo latrato.
Delle lacrime chiuso il fonte stagna
Oocito, e muta d'Acheronte è l'onda.
Né più coll'infìammate onde flagella
Flegetonte la riva. — tu d'Atlante
Tegeo nipote, deità comune
A Dite e al ciel, che l'una e l'altra soglia