Page 44 - Lezioni di Mitologia;
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Belo , quello di Giove Olimpico e quello di Diana
in Efeso, dal di cui incendio cercò Erostrato di
acquistar fama. Sarà mia cura descriverli quando
parleremo degli Dei ai quali erano sacri. Gli Au-
guri rivolti all'oriente disegnavano col lituo, o ba-
stone ritorto, una parte di cielo, e questa dicevasi
tempio: però Lucrezio dice i templi del cielo; quindi
fu comune questa denominazione a tutti i luoghi
destinati al culto di qualche nume.
Si dividevano in più parti i templi : la prima
dicevasi vestibolo, dove era la piscina, dalla quale
i sacerdoti attingevano l'acqua necessaria per le
lustrazioni di coloro ch'entravano nel tempio. Suc-
cedeva a questo la navata, quindi il penetrale, ove
la divinità stava, e sacrificavano talora i sacerdoti.
Terminava il tempio la parte posteriore detta om-
i^o5o|uoff. I templi degli Egiziani differivano dagli al-
tri contenendo tre vestiboli, come da Erodoto si
rileva.
È da notarsi, specialmente per gli artisti, che
gli antichi nel genere ancora degli edifìzj signifi-
cavano la natura dei numi ai quali erano dedicati,
poiché per Giove, per Marte e per Ercole adopra-
vano l'ordine dorico; l'ionico per Bacco, Apollo e
Diana; il corintio per Vesta: e qualche volta gli
univano, come nel tempio di Minerva presso i Te-
geati, dove queste diverse norme dell' architettura
furono da Scopa Pario con solenne artificio distri-
buite. Ma di questa varietà erano causa i molti-
plici attributi del nume, o la pluralità degli Dei
che nel tempio erano adorati. E con ogni altra