Page 47 - Lezioni di Mitologia;
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che accogliere dovevano il sangue delle vittime.
Con queste corone alcuni cingevano la sommità
del capo, altri le tempia, altri il collo. S'indoravano
le corna delle vittime, e si cingevano di bende: né
a questo uso sceglievasi il rifiuto, ma la gloria del
gregge. Puro esserne doveva il colore, perfette le
membra, né bove che mostrasse dall' ingrato aratro
consumato il collo, cader poteva innanzi all'ara
degli Dei. Chiunque toccasse l'altare macchiato di
delitto, grato non era il sacrifizio, e sicura la col-
lera dei numi. Infatti, al dir di Giovenale, qual'o-
stia non merita di vivere più del colpevole? La
viva acqua dei fiumi purgar doveva le mani asperse
di stragi recenti ancora a coloro che escivano dalle
battaglie. Tanto credevasi piacere pure m^ani e core
innocente alla divinità nelle tenebre ancora di una
falsa religione! Né minor cura adopravasi nell'isce-
glier legittimi legni, cioè ordinati dalle leggi, che
prescrivevano il modo di sacrificare. Doveva ardere
il mirto a Venere, il frassino a Marte, ad Ercole
il pioppo, e così a tutti gli altri Dei quegli alberi,
dei quali cara era loro la tutela. Quindi ai sacri-
fizj assistevano certi ministri detti lignitori, perché
l'omettere la più piccola diligenza credevasi esser
principio d'infortunj. In alcune città, per sacrificare
a certi numi, solo ammettevansi alcune famiglie
come per Ercole, fra i Romani, i Pinarj e i Po-
tizj, 1 e per Cerere, in Atene, gli Eumolpidi. Os-
servavano se le ostie condotte agli altari ripugna-
vano, giacché allora erano credute poco accette ; e
ciò pareva loro di esplorare, spargendole con una