Page 494 - Lezioni di Mitologia;
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Onde parlò la diva a ninfa agreste
Così: Di Scizia negli estremi lidi
È steril luogo, e non ha frondi e biade:
Col pallore qui giace il freddo inerte,
E col Tremore la digiuna Fame.
A lei comanda che nel sen si celi
Di quel profano, né alla copia ceda,
E con le forze mie combatta e vinca:
Né te la lunga via sgomenti, e prendi
—
Il cocchio e i serpi miei col fren governa.
Lo diede. Vola col concesso carro
La ninfa, giunge nella Scizia, il collo
Tende ai serpenti sopra l'aspro monte
Che Caucaso si noma: e qui la Fame
Cercata trova, che in sassoso campo
Strappa con l'unghie e con i radi denti
Le pallid'erbe: irto era il crine, i lumi
Cavi, pallido il volto e bianco il labbro:
Son scabri i denti rugginosi, e dura
La pelle accusa ogni segreta parte,
E l'arid'ossa dai curvati lombi
Spuntan pel ventre: evvi del ventre il loco.
La macie accresce le giunture, e l'orbe
Dal ginocchio rileva, e sorge acuto
Il tumido tallone. A lei da lungi
Narra la ninfa della diva i cenni,
E le parve sentir, benché lontana.
La Fame, e volse ver l'Emonie rupi
I rapidi serpenti. Il vento porta
La Fame ai lari comandati; invade
Del sacrilego il letto, in alto sonno