Page 494 - Lezioni di Mitologia;
P. 494

482
                   Onde parlò la diva a ninfa agreste
                   Così: Di Scizia negli estremi   lidi
                   È  steril luogo,  e non ha frondi e biade:
                   Col pallore qui giace   il freddo inerte,
                   E col Tremore la digiuna Fame.
                   A lei comanda che nel sen     si  celi
                   Di quel profano, né alla copia ceda,
                   E con le forze mie combatta e vinca:
                   Né te la lunga via sgomenti,     e prendi
                                                                 —
                   Il cocchio e  i serpi miei col fren governa.
                   Lo diede. Vola col concesso carro
                   La ninfa, giunge nella Scizia,   il collo
                   Tende ai serpenti sopra l'aspro monte
                   Che Caucaso    si noma:   e qui la Fame
                   Cercata trova, che in sassoso campo
                   Strappa con l'unghie e con    i radi denti
                   Le pallid'erbe:  irto era  il crine,  i lumi
                   Cavi, pallido  il volto e bianco  il labbro:
                   Son scabri  i denti rugginosi, e dura
                   La pelle accusa ogni segreta parte,
                   E l'arid'ossa dai curvati lombi
                   Spuntan pel ventre: evvi del ventre     il loco.
                   La macie accresce le giunture, e l'orbe
                   Dal ginocchio rileva, e sorge acuto
                   Il tumido tallone. A   lei da lungi
                   Narra la ninfa della diva    i cenni,
                   E le parve sentir, benché lontana.
                   La Fame, e volse ver l'Emonie rupi
                   I rapidi serpenti.  Il vento porta
                   La Fame ai lari comandati; invade
                   Del sacrilego  il letto, in alto sonno
   489   490   491   492   493   494   495   496   497   498   499