Page 563 - Lezioni di Mitologia;
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             Perito, e caro delle muse    al coro.
             Polifemo traea   sì  facil vita,
             Odio di Galatea, Ciclope illustre.
             Ed ardea per la ninfa allor ch'ai mento
             Ombra faceva la lanugin prima.
             Né rose, o pomi, o frondi era l'affetto,
             Ma furore,   e ponea tutto in non cale.
             Senza pastor le pecorelle al chiuso
             Tornavan spesso dalle verdi erbette,
             Ed   ei cantando Galatea, sul lido
             Sedea fin dall'aurora: in lui lo strale
             Della potente che su Cipro impera
             Fisso  si sta: trovò rimedio  alfine.
             Guatando verso    l' Oceàn sedea
             Sopra alta rupe e alla crudel cantava:
                Galatea, perchè chi   ti ama aborri?
                nel sembiante più bianca del latte,
             Più morbida di agnella,    e più lasciva
             Di  vitelletta, ma dell'uva acerba
             Aspra di più, ten vieni allor eh' un sonno
             Dolce mi prende, e con lui fuggi, e fuggi
             Qual pecorella che canuto lupo
             Rimiri. Io m'invaghii    di  te, fanciulla.
             Allorché a corre di Giacinto    i  fiori
              Sul mio monte venisti, e scorta io t'era
             Per quella via. Gran tempo è ch'io      ti  vidi,
             Ma t'amo ancora, e tu di me non curi.
             Donzella vaga,   io so perché mi fuggi:
              Perché sopra la fronte irsuto ciglio
              Unico da un orecchio all'altro arriva,
              E sotto d'esso é un occhio solo, e sopra
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