Page 560 - Lezioni di Mitologia;
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               f\uh.\n  \ft proprietà  era.n  conosci lit/;  fin  d' allora  ,  e
               che  puff-  'i'!'-:  cons-f^rva  la  .sua  c^lobni;).  n-'J f»
               V ari te.
                 f'iri qui  il  .signor  }'Vf';rfjt,  1^;  fli  cui  dotte  osser-
               vazioni  rru  faro  lecito  di  rettificare  e di  .supplire.
                 Non può   a..-i.serirBÌ che  i  Ciclopi d'Kijrijjide siane

               fi(.']iiJoli  del Cielo e della 'l'erra cerne quelli  di EtHU)-
               pò, giacche  egli nella tragedia, che   j:>orta  il  loro
               titolo, ne  fa padre Nettuno. Polifemo  il  fjiu potenti
               e  il  [iiu famoso  di  e;-,.Hi, che furono cento, nacque,
               .-^jcorj'.o  Apolloriio,  dol nominato dio  c>;l mare e ria
               Eurof)a  di  Tizio  figliuola. Omero  nel  [jrimo  libro
               ({(M' Odissea  gli da per madre  Too.sa. Lo stesso au-
               tore,  nel nono  libro,  cesi  de.Hcrive  la  felicità e  le
               eo.Htuman/e  dei  Ciclojji. — Affid;jti  alhj. bontà  de-
                   Jjei non  piantano, ne arano.  'J'utti  i frutti  loro
               £:rli
               produce  h[jon lanca  la  terra. La  vite stessa  si arri-
               chisce  di  gra[)[)o]i,  cfie Giove  accresce  colla piog-
               rria.  L'note  lor  .nono  le  liti,  i^'notl  i  fòri,  ignoti  i
               con;iiglieri  :  cia.nciino  d^i. legge  alla  [propria moglie,
               ai propri  figli. — Natale Conti ha    rrjale  interprf>-
               t^to questo  pas.so  d Omero  ,  dicendo  cfie  dj  co.ne
               importanti dava .sentenza   la moglie,  il  figliuolo.
                  Abbahtan/.a  dei  Ciclopi, giacche mi  hi presenterà
               occasione di parlarrjedi nuovr^ rjuando l'ordine delle
               mie Lezioni  ne condurra   al  viaggio  rti  [jli.sse, che
               scampo alla crudeltà   di  [-"olifemo lasciandogli dolo-
               roso ricordo. Nel   firjc dei mio ra^onamento     udi-
               rete quanto   que;,to  mo.struo.so ardesse  di Oalatea,
               da  7'eocrito,  di cui l'Idillio, detto  il CìcIojjC, ho tra-
               dotto,  ';  ,~;[jero che  ofjTiurj  di  voi ^'onv.-rra con Quiri-
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