Page 66 - Lezioni di Mitologia;
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                   E fra  i merli sedendo  il frìgio rege,
                   Arbitro della guerra,  ire e consigli
                   Dava   ai Troi, stringendo  al sen canuto
                   Il tenero nipote, e a lui nel volto
                   Dolce memoria dell'età primiera
                   Rivedea lagrimando. E quando      i Greci
                   Ver le navi spingea l'ettorea spada
                   E la face temuta,   al pargoletto
                   Mostrava   il vecchio la paterna guerra:
                   Quivi Andromaca ancor cercò cogli occhi
                   Il magnanimo sposo, e d'ogni dardo
                   Impallidiva, e in rimirar le prove
                   D'immortale valor, dicea piangendo:
                   Mai questa torre Ettore mio non guarda!
                Ma già fu gloria degl'iliachi muri,
                   Ora è dirupo. Lo circonda a gara
                   Il volgo,  i duci, e son vote le navi.
                   Chi di colle minor le vette ingombra,
                      d'altra rupe sull'acuta cima
                   Libra  i tremuli piedi;  altri  di un faggio
                   Abbraccia  il tronco, un lauro  altri ricopre.
                   Trema ogni ramo dell'ombroso bosco
                   Per la sospesa plebe, e son coperte
                   D'Ilio che fuma le ruine altere;
                   E v'ha chi stassi spettator feroce
                   Sopra l'ettorea tomba, e calca l'ossa
                   Di quel famoso, che l'achive squadre
                   Sol della vista sgomentò. Ma giunge
                  L'atroce Ulisse, e ha nella destra    il figlio
                  D'Andromaca:     e venia tranquillo in volto
                  Il fanciul generoso all'aspra torre.
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