Page 695 - Lezioni di Mitologia;
P. 695

683
         yeva quei carmi, che dovevano      esser l'incanto di
         tutte le generazioni avvenire. Se dunque da Omero
         fin a Orazio  i poeti han costumato di registrare    i
         loro versi su di simili tavolette, che, colla facilità
         che offrivano di cancellare lo scritto, animavanl'au.
        tore a quei miglioramenti e a quelle mutazioni, senza
        le quali non avvien quasi mai che possa scriversi
         cosa la qual meriti di esser   letta, nessun simbolo
        più adattato di questo potrà darsi a Calliope, che
         è la musa propriamente della Poesia, e particolar-
         mente della poesia Epica, ende fu riputata la com-
         pagna dei re e la nudrice di Omero. Questo genere
         di poesia  si è dovuto esprimere cui pugillarì, e per-
         chè appunto Omero, eh' è il maestro dei versi eroi-
         ci, dice di averli  scritti sulle tavolette, e perchè la
         lirica e la drammatica, come quelle     che debbono
         cantarli o rappresentarli, possono   distinguersi con
         altri segni che più decisamente le determinino, come
        la lira, la cetra, la maschera: alla musa della poe-
        sia Epica cui convien solo l'esser recitata, non po-
        teano darsi che   i pugillari sui quali  si compone, o
        il volume su cui    si registra o  si legge.  Il volume
        le hanno assegnato anche     i pittori  di Ercolano, e
        hanno avuto perciò il bisogno dell'epigrafe:    CaUio-
        jpe,  il poema, per distinguerla da Clio, che ha pure
        in quelli intonachi lo stesso attributo. Più avvedu-
         tamente r artefice delle nostre Muse, o secondo l' uso
         che osserviamo più comune nei monumenti, per non
         confondere colla musa della Storia quella dell'epica
         poesia, ha dato  il volume a Clio, a Calliope   le ta-
         volette  incerate. Così  oltre  il determinare  le  sue
   690   691   692   693   694   695   696   697   698   699   700