Page 695 - Lezioni di Mitologia;
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yeva quei carmi, che dovevano esser l'incanto di
tutte le generazioni avvenire. Se dunque da Omero
fin a Orazio i poeti han costumato di registrare i
loro versi su di simili tavolette, che, colla facilità
che offrivano di cancellare lo scritto, animavanl'au.
tore a quei miglioramenti e a quelle mutazioni, senza
le quali non avvien quasi mai che possa scriversi
cosa la qual meriti di esser letta, nessun simbolo
più adattato di questo potrà darsi a Calliope, che
è la musa propriamente della Poesia, e particolar-
mente della poesia Epica, ende fu riputata la com-
pagna dei re e la nudrice di Omero. Questo genere
di poesia si è dovuto esprimere cui pugillarì, e per-
chè appunto Omero, eh' è il maestro dei versi eroi-
ci, dice di averli scritti sulle tavolette, e perchè la
lirica e la drammatica, come quelle che debbono
cantarli o rappresentarli, possono distinguersi con
altri segni che più decisamente le determinino, come
la lira, la cetra, la maschera: alla musa della poe-
sia Epica cui convien solo l'esser recitata, non po-
teano darsi che i pugillari sui quali si compone, o
il volume su cui si registra o si legge. Il volume
le hanno assegnato anche i pittori di Ercolano, e
hanno avuto perciò il bisogno dell'epigrafe: CaUio-
jpe, il poema, per distinguerla da Clio, che ha pure
in quelli intonachi lo stesso attributo. Più avvedu-
tamente r artefice delle nostre Muse, o secondo l' uso
che osserviamo più comune nei monumenti, per non
confondere colla musa della Storia quella dell'epica
poesia, ha dato il volume a Clio, a Calliope le ta-
volette incerate. Così oltre il determinare le sue