Page 729 - Lezioni di Mitologia;
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Stazio, se non sentite con quanta ragione , pian-
gendo r immatura morte del poeta , esclamasse
Quintiliano: « Molto abbiamo perduto in Valerio
Fiacco! »
Sorgi fra l'acque, per diverso affanno
da Vulcano lacrimata Lenno:
Né a te le Furie e le materne colpe
Consigliano l'oblio del morto antico.
Dei Celesti mirò sorger le ascose
Risse il Tonante, e per lo nuovo regno
Scosse il silenzio dell'eterea pace.
Prima sospese dal fugace Olimpo
Oiunone : il Caos le mostrava immenso,
' E le pene d'Averno: ancor dal Cielo
Vulcano egli lanciò, che torre osava
1 certi lacci alla tremante madre.
Precipita qual turbo e notte e giorno
Lo Dio; su Lenno minando suona:
Un grido scosse la città: lo trova
Prono sopra uno scoglio; aiuto e pianto
Offerse al Nume, che col fianco infermo
Tarda l'alterno passo» Alfine al figlio
Giove permise le celesti Rocche.
Pure sempre allo dio cura fu Lenno,
E non ha maggior fama Etna, ove muta
Encelado mal vinto il fianco immenso.
Qui dopo la sudata egida e l'ali
Del fulmine divino, i lieti templi
Visita il Nume. Di Ciprigna è sempre
Freddo l'altare da che i lacci ascosi