Page 737 - Lezioni di Mitologia;
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Il Citerone perde, e prono al suolo
Penteo per l'aer rotolando cade.
L'antico senno allor racquista, e scioglie
Già la querula voce in questi accenti:
Ninfe Amadriadi mi ascondete: Agave
Ama i suoi figli: e saran ree le mani?
Ah madre mia, madre crudel, raffrena
Il tuo furori perchè belva mi chiami?
10 son tuo figlio: ov'è l'irsuto petto,
Ove il ruggito? non ravvisi ancora
Me che educasti? Ah non mi vedi? i lumi,
11 senno, ahimè, chi t'ha rapito? Addio,
Citerone, addio monti di Tebe,
Arbori male ascesi! madre, addio,
Cara Agave, che il tuo fanciullo uccidi.
Mira le guance di lanugin prima
Vestite appena, e ogni sembianza umana.
Io leone non son, fiera non vedi:
Crudel, perdona al parto tuo: quel sangue
Che versi è sangue del tuo figlio: io sono
Penteo: tu mi nutristi. — inutil voce,
Cessa da tuoi discorsi: è sorda Agave! —
Se di Bacco mi vuoi vittima, uccidi
Sola il tuo figlio, madre, e piangi. E lasci
Così tua prole nelle mani infami
Delle Baccanti? — Così parla e prega
Penteo, ma non l'udiva Agave. Intorno
Turba d'atroci donne ondeggia, ed alza
Ver lui le mani nel furor concordi;
Ed una i piedi a lui, che nella polve
Si rivolge, traeva: altra gli svelle