Page 811 - Lezioni di Mitologia;
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vi è l'originalità di un popolo pieno d'ingegno per
inventare, pieno di fantasia per abbellire, pieno di
scrittori per conservare ciò che gli antichi aveano
creduto e detto.
L' Italia manteneva le sue rozze tradizioni, come
specialmente si vede in Ovidio , in Fulgenzio ; le
innestava colle greche favole, finché i Poeti ancora
fra noi diedero tardi uniformità a certe cose mito-
logiche, lasciandone assai altre incerte e discordi:
fra le quali è questa dei Fauni.
Fauno non fu conosciuto dai Greci: con diver-
sità, ne parlarono i Latini : fa confuso con Pan
;
ora guerriero , ora protettore dell' armento fu cre-
duto. I suoi figli sono creduti deità fatidiche, sino
ad Augusto. Sotto di lui perdono la profezia , e
sono mescolati coi Satiri , cangiamento probabil-
mente venuto dalla scena. Finalmente Ausonio e
Libanio distinguono i Fauni così dai Satiri come
dai Pani.
Da tutto ciò ne deriva che i giovani caudati
che s' incontrano nei Baccanali , fin qui chiamati
Fauni, non possono comunemente riputarsi per tali,
perchè i Greci, di cui sono opera i vasi, non co-
nobbero Fauni, ma Satiri giovani: e perchè gl'Ita-
liani che ne fecero, ne dipinsero, e in barbaro la-
tino in alquanti di essi scrissero, furono più anti-
chi che non la favola di questi numi uniti al coro
di Bacco.
Sebbene le forme d'uomo siano pari nel Fauno
e nel Satiro, per distinguere quelli lavorati ai tempi
degl'imperatori il Lanzi ne dà gl'indizi dicendo: