Page 86 - Lezioni di Mitologia;
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quest' uso, e chi non scorge che l'origine di esso
nelle tenebre della più remota antichità sta nascosa?
Osserva Winkelman, che coloro i quali trattano
del nascer di un'arte, sogliono il più delle volte,
fidati a poche relazioni di rassomiglianza, dedurre
da queste generali conseguenze, e tessere di tutti
i ritrovati false genealogie , nelle quali una sola
nazione di tutte l'altre è maestra. Per evitare que-
sto errore sarò contento di osservare che nelle più
antiche statue egizie non erano separate né le gambe,
né le braccia; chiusi stavano gli occhi, pendule le
mani. I Greci trenta divinità visibili adoravano,
senza dar loro figura umana , indicandole con in-
formi masse o pietre quadrate, come facevasi presso
gli Arabi e le Amazzoni. Pausania vide questi in-
formi sassi in Fera città dell'Arcadia. Altro non
fu la Giunone di Tespi, la Diana d'Icaro: colonne
erano il Giove Milichio a Sidone, la Diana Patroa,
la Venere di Pafo. Sotto questa forma Bacco rap-
presentavasi. Semplici pietre additavano Amore e
le Grazie stesse. Indi i Greci, come osserva Win-
kelman, ancora quando le arti fiorivano, significa-
vano le statue colla parola xtwv, cioè co^o?2?2a.' tanto
nei vocaboli sta l'origine delle cose racchiusa. Con
due pezzi di legno paralleli, insieme uniti a due
traversi pure di legno, disegnavano gli Spartani
Castore e Polluce. Questa configurazione primitiva,
come si osserva dal sopra mentovato scrittore, si
scorge tuttora nel segno col quale nello Zodiaco
sono i Gemini additati. Furono collocate col pro-
gresso del tempo le teste sulla cima di queste pie-