Page 88 - Lezioni di Mitologia;
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lieto in una sua lettera, dove una donna di sue
bellezze gloriosa scrive che norma il sembiante di
lei, e non quello di Alcibiade, esser doveva del-
l'erme.
Era lecito il servirsi agli antichi artisti d'ogni
materia e d'ogni forma per le statue degli Dei.
Oltre il marmo e la pietra, l'arancio, la palma,
l'ulivo, l'ebano, il cipresso erano materia all'effigie
degli Dei. Nel Giove Olimpico, che veruno emulò,
e neir Esculapio di Epidauro, l'avorio erano con
artificio, che vincea la preziosa materia, distribuiti.
Anticamente la creta serviva alle statue degli Dei
che furono detti Fictilia , dall'arte di gettarle, e
Plinio dice che la semplicità dei primi Romani
escludeva l'oro ancora dalle figure degli Dei. Gio-
venale, favellando del Giove di Creta di Tarquinio
Prisco, lo chiamò di creta, e non violato ancora
dall'oro. Marco Acilio duumviro romano fu il pri-
mo ad indorare la prima statua in Italia , eh' e-
resse nel tempio della Pietà al padre di lui Gla-
brione. Né legge veruna prescrivea l' altezza dei
simulacri: presso gli Egiziani ne erano alcuni co-
lossali, altri piccolissimi, e tali che comandavano
riso ed affronti , e gli ebbero da Cambise allora
che a Memfi vide il tempio di Vulcano. Però
quando l'Egitto fu conquistato da Alessandro, retto
quindi dai Tolomei, imitarono i greci costumi nel
rappresentare la divinità; il che fu loro di doppio
vantaggio cagione, giacché del vincitore evitarono
gli scherni, ed ai Greci vani fecero credere che la
loro mitologia veniva interamente dall' Egitto. In