Page 116 - Storia dell'antica Grecia Tommaso Sanesi
P. 116

106       LEZIONE SETTIMA.
       una delle solite risposte ambigue  : giacché si faceva in onore di
       Giove tanto  i giochi d’ Olimpia, quanto delle feste particolari ad
       Atene chiamate Diasie. Cilene credè che  l’ oracolo parlasse di
       (|uelli; e jwrò mentre venivano celebrati, coi partigiani eh’ e’ s’ era
       fatto nella propria città e con alcuni ausiliari che aveva ricevuto
       dal suo socero, occupò la cittadella.  Il pericolo comune uni su-
       bito le fazioni, b  il popolo corse in massa a stringer d’assedio
       r usurpatore. Ma l’assedio andava in lungo: j>er cui la più parto
       degli assediatiti si ritirarono lasciandoci una piccola truppa sotto
       il comando dei nove arconti, ondo obbligare  gli assediati alla
       resa mediante la fame. Oliando la jK'iiuria si fece sentire, Cilono
       e  il suo fratello  si salvarono colla fuga, e gli altri rinunziarono-
       alla difesa della cittadella, e s’assisero supplichevoli presso l’al-
       tare di Jlinerva. L’ arconte Megacle (appartenente alla famiglia
       degli Almeonidi, che  si vantava di discender da Nestore) o  i
       .suoi colleghi intimarono a costoro d’ andare a presentarsi in giu-
       dizio, promettendogli salva la vita. Ubbidirono, ma non fidan-
       dosi pienamente,  si mossero, dopo avere attaccata  alla statua
       della dea una corda che, andando, tenevano in mano. Come fu-
       rono presso il tempio dell’ Kumenidi, quella corda si ruppe: Me-
       gacle ne arguì che la dea ricusasse di proteggerli  , e unitamente
       ai compagni si scagliò su di loro. Non se ne salvò che pochissi-
       mi ; furori trucidati perfino alcuni che avevan potuto subito ri-
       fugiarsi alia sacra ombra dell’altare. In conseguenza di questo
       fatto, Megacle o  i suoi discendenti furono sempre considerati
       come esecrabili autori d’ un sacrilegio.
         La violazione del santuario portò sventura  : la tranquillità
       fu più che mai compromessa dalle dissensioni civili
                             ; per la città
                           gli animi dei su-
       si mostravano dei fantasmi che .spaventavano
       perstiziosi cittadini  ; e gl’ indovini dichiaravano che bisognava
       placare con dell’ espiazioni  la collera degli dei. Si jwnsò allora
       di far venire da Creta, sua patria, Epimenido Festio, annove-
               i sette sapienti, riputato in intimo commercio
       rato da alcuni fra
       cogli Dei , e profondo conoscitore delle cose religiose e della na-
       tura. Delle moltissime favole spacciato sul conto suo, n’ accen-
       neremo una sola con Pausania,* ed è, che c.s.sendosi un giorno
       ricoveralo jier riposarsi in una grotta, ci fu sorpreso dal sonno,
       e non si risvegliò che dopo aver dormito jier quarantanni. Co-
         I Àttica, 14.
                              Digitized by Goooli
                                     j
   111   112   113   114   115   116   117   118   119   120   121