Page 134 - Storia dell'antica Grecia Tommaso Sanesi
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124 LEZIONE OTTAVA.
vecchissimo il 527 avanti Gesù Cristo, trentatré anni dopo la sua
prima usurpazione. •
Pisistrato lasciò tre figlioli ; Ippfa, Ipparco e Tessalo, del
quale ultimo non si sa altro che fu un giovane pieno di corag- '
gió. Tutt’e tre d’accordo presero parte al potere, sebbène il
primato lo tenesse, come primogenito, Ippia ; e per degli anni
l’esercitarono, secondò l’ intenzioni del loro padre, con.dolcczza
e con vantaggio del popolo. Ippia, a quanto pare, possedeva più
dei fratelli le qualità dell’uomo di Stato, e .somigliava a Pisi-^
strato nell’ urbanità e nell’ affabilità cpp cui riceveva qualunque
cittadino andasse a trovarlo. Ipparco aveva ereditato dal padre
l’amore alle lettere e ai letterati. Fra questi, gli eran carissimi
Anacreonte, per far venire il quale, daTeosua patria ad Atene,
gli aveva spedito una nave a cinquanta remi, e Simonide di Geo
che ricolmava continuamente di doni. Si détte anche molta cura
dell’educazione del popolo, specialmente di campagna. A questo •
scojK» fece erigere lungo le strado dell’ Attira molti Ermi, o bu-
sti di Mercurio , che da una parte indicavano al passeggierò le
distanze, e dall’altra portavano scritta una sentenza morale;
per esempio : « Prendi .sempre jicr guida la giustizia ; » « Non
» ingannar mai l’ amico. »
L’ imposta del ventesimo dell’ entrate (unico aggravio di
cui Pisistrato avesse caricato gli Ateniesi per aver mezzi di
effettuare le pubbliche costruzioni intraprese), i figlioli di lui la
ridussero alla metà. Col provento di essa « abbellivano ìa città,
» sostenevano nelle feste le spe.se dei sacrifizi ; e contenti solo di
» conferire le cariche ad alcuni dei loro aderenti, del resto non
'
» offèndevano in nulla i diritti e le leggi della repubblica. »*
Ma questo tranquillo stato di cose fu disturbato nel 514. Ar-
modio e Aristogilone ^-rano due cittadini ateniesi che vivevano
uniti nella amicizia più intima. Ora, essendo stato Armodio grave-
mente oltraggiato da Ipparco in una sorella, e’ n’arse di sdegno e
di vendetta; e Aristogitone non meno. E poiché questo meditava
già da del tempo di liberare Atene dalla signoria dei Pisistratidi , e
aveva già partecipato il suo disegno all’ amico
, risolverono d’ap-
profittarsi di quell’occasione per mandarlo a effetto. Strinsero
dunque una congiura con altri giovani : con pochi, perchè spe-
ravano che un primo colpo bastasse a far insorgere tutti i citta-
* Xucìtlule VI , 5 i.
,
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