Page 135 - Storia dell'antica Grecia Tommaso Sanesi
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ATENE FINO ALLE GUERRE PERSIANE.  125
    dini. Per lo scoppio, stabilirono"  i comtiurati  la  prossima festa
    delle grandi Panatenee  ; giaccliè in*quel giorno  i cittadini anda-
    , vano in processione armati, ed era Tunica occasione, in'lempo
    di pace, di jioter portare armi senza svegliar dei sospetti. Si sa-
    rebbe munito, ognuno di loro, d’ un pugnale che, terrebbe na-
    scosto fra  i rami di mirto che solevan portare in inano  i seguaci
    della processione, e Armodio e Aristogitone dareblK>ro il segnale
    pugnalando Ippia. « Venuto  il giorno stabilito,  Ijqiia accompa-
    gnato dalle sue guardie stava regolando l’ordine della proces-
    sione nel Ceramico fuori della città. Già Armodio e Aristogitone
    s’avanzavano jx*r fare  il colpo, quando veddero uno dei congiu-
    rati discorrere familiarmente con  lui che era di facile abbordo
    con tutti. Credendosi allora traditi e in pericolo d’essere arre-
    stali, vollero almeno vendicarsi, se jo potevano, di quello da cui
    erano stati offesi. Ritornarono dunque inXretta in città, e incon-
    trato Ipparco nel luogo-detto Leocorio, gli si scagliarono addosso
    e T uccisero. Aristogitone potè sottrarsi  [k*! momento alle guar-
    die, ma venne presto arrestato  ; Armodio rimase ucciso sul fallo.
    Riferita tal cosa a Ippia nel Ceramico, lui, invece di jiortarsisul
    luogo dov’ era avvenuta, si portò subito dai cittadini armati che
    accompagnavano  la  processione, prima che trapelassero nulla
    dell’ accaduto  ; e composta la faccia alla massima calma o indif-
    ferenza, additò a loro un luogo, e gli ordinò di recarvisi dopo
    aver  posato Tarmi.  I cittadini andarono nel luogo indicato cre-
    dendo che Ippia avesse da comunicargli qualcosa. Allora Ippia
    fece portar .via Tarmi dalle sue guardie, fece arrestare quelli
    sui sentimenti dei quali aveva qualche sospetto, o chiunque era
    trovato munito del pugnale  ; giacché quelle processioni, si soleva
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    accompagnarle armati soltanto dello scudo o dell’asta. »
      Aristogitone, si dice che prima d’ esser mandalo alla morte
    fosse sottoposto  alla  tortura onde costringerlo a n\anifestare  i
    suoi complici  ; e che lui se ne vendicasse accusando come tali  i
    migliori amici del tiranno. Si dice anche che fu messa alla tor-
    tura una ragazza di nome Leena amante d’ Aristogitone  ; e que-
    sta, che era stata a parto di tutto, per timore d’ esser costretta
    dai tormenti a rivelare qualche segreto,  si tagliò  coi denti la
    lingua e la sputò in faccia al carnetice. Quando più tardi  il do-
    minio dei Pisistratidi venne atterrato e gli Ateniesi ricuperarono
      « Idem, VI, 57, 58.
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