Page 197 - Storia dell'antica Grecia Tommaso Sanesi
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SECONDA GUEDRA PERSIANA. 187,
jiorre orazioni in difesa o in accusa di qualcuno de’ suoi amici
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in’N'ece d’ imparare l’ arti piacevoli che facevan parte d’ un’ edu-
cazione compita, non attendeva che al modo' d’ amministrare gli)
affari pubblici : tantoché il suo precettore presagiva la sua gran-
dezza, e solev'a dire che avrebbe raggiunto il sommo della virtù
0 del vizio. La sua memoria era cosi prodigiosa eh’ e’ salutava
per nome tutti i cittadini d’ Atene compresi i più umili; e di
tirtti cercava con ogni mezzo possibile d’ acquistarne la stima e
l’affetto. La facoltà più notevole del suo animo, sommamente
ammirata da Tucidide, * era la rapidità del comprendere, la si-
curezza dell’ antivedere gli avvenimenti anche meno prossimi, o
la prontezza dello deliberazioni accompagnata da una singolare
destrezza nell’ eseguirle. Entrò giovanissimo nella vita pubHicài
e ci portò, fin dallo prime, grand’energia di carattere o grande
ambizione di farsi strada ai {losti più alti. Questa era tale, che,
tlopo la battaglia di Maratona, Temistocle s’ astenne affatto da-
gli eccessi giovanili a cui per l’ innanzi s’ abbandonava facil-
mente, doventò cupo per profonde meditazioni, vegliava delle
intere nottate. E interrogandolo gli amici del perchè di quel mu-
tamento nel suo contegno e nelle sue abitudini, rispondeva che
gli avevan levato il sonno i trofei di Milziade.
Aristide, figliolo di Lisimaco, era di nobile famiglia ma po-
vera,- sebbene avesse dei parenti assai ricchi. L’anno dopo la
battaglia di Maratona, nella quale s’era grandemente di-
stinto, fu eletto arconte eponimo, c prima di quella, era già
stato pubblico tesoriere. Quando dunque Temistocle cominciava
ad acquistar del credito fra i suoi cittadini, Aristide ne posse-
deva già molto. Ciò sarebbe forse bastalo, perchè l’ambizioso o
audace giovane gli fosse rivale fin dalle prime ma c’era anche
:
che Aristide sosteneva le opinioni aristocratiche, mentre l’altro
voleva che si progrefbsse nella democrazia. Aristide era infe-
riore a Temistocle nel lai pieghevolezza e acutezza i della mente,
nella facilità dei ripieghi, nella potenza di superar le difficoltà;
ma era incomparabilmente superiore, non a lui solo ma a tutti
1 contemporanei, nell’integrità della vita cosi pubblica che pri-
vata, nell’ incorruttibilità dal danaro, nell’ equità : tanta, da pas-
sare in proverbio, e da e.sser lui chiamato il giusto per eccellen-
za. Forte i>er questo amore al bene pubblico e alla giustizia, non
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