Page 53 - Storia dell'antica Grecia Tommaso Sanesi
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I TEMPI EROICI.  43 A
    ché queste, storicameute parlando, siano più vere di tulle l’ al-
    tre che trascuriamo, ma perché più famose.
      Dall’ incestuoso matrimonio fra Edipo e Giocasta eran nati
    quattro  figlioli  ; due femmine, Antigone e Ismene, e due ma-
    schi  , Eteocle e Polinice.  1 due fratelli  , dojx)  la partenza dello
    sciagurato padre, pattuirono di tenere  il regno di Tebe un anno
    per uno. Eteocle che era  il maggiore, fu  il primo  ; ma, passato
    r anno, non tenne  il patto e non volle cedere il regno al fratello.
    Questo ricorse subito per aiuto a Adrasto re d’ Argo che era suo
   socero. Non glielo negò; e uniti a lui Capaneo, Ippomedonte,
   Partenopeo, Anfiarao e Tideo, si mossero colle loro truppe per
    condurre l’offeso Polinice sul trono tebano e vendicare in Eteo-
    clo V infrazione del giuramento. La loro impresa fu detta dei
    Sette contro Tebe. La guerra fu sanguinosa  ; a eccezione d’ Adra-
    sto,  lutti  i capi perirono  ; e Polinice stesso periva insiem col
    fratello , strettamente uniti in un amplesso d’odio e di rabbia.
   vendicare  i re estinti, si recarono, dopo qualche tempo,  i loro
    figlioli detti Epigoni:  i quali, più fortunati dei padri, conquista-
   rono Tebe e ci lasciarono come re Tersandro  figliolo  di Po-
   linice.
      Della spedizione degli Argonauti ne fu capitano Giasomr.
   Avendo quel giovane principe destato molta gelosia nel suo zio
   Delia die regnava sui Tessali, questo gli ordinò d’andare a im-
   padronirsi del vello d’oro posseduto da Eeta re della Colchide,
   e che si diceva esser guardalo continuamente da un drago e da
   dei  tori esalanti foco dalle narici. Giace  la Colchide  all’ estre-
   mità orientale del Ponto  ; e  il Ponto era detto comunemente as-
   seno, cioè inospile, perchè  i popoli littorani erano cosi selvaggi
   da uccidere  i forestieri che gli capitavano nelle mani. Fu questa
   la ragione segreta del comando di Pelia che si voleva sbarazzar
   del nipote; ma Gia.sone che ardeva del desiderio di procacciarsi
               , accettò con piacere
   gloria con imprese difficili  il comando, e si
   dette a preparare una nave superiore jier  la grandezza a tutte
   quelle usate prima d’ allora. Sparsasi intanto la voce della sua
   partenza,  si presentarono da varie  parti  della Grecia dimoiti
   giovani desiderosi di farglisi compagni. Ma lui non ne volle che
   cinquantaquattro, fra  i quali erano  i più illustri. Ercole, Teseo,
   Castore e Polluce,  Peleo, Laerte, Orfeo che doveva  <;olla sua
   lira allietare  i marinai e riconciliare le loro querele, Telamone
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