Page 547 - Storia dell'antica Grecia Tommaso Sanesi
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RIDUZIONE DELLA GRECIA A PROVINCIA ROMANA.  537
      per r aspettazione di ciò che era per avvenire ma quest’ aspet-
                                      :
      tazione riguardava  i luoghi che  i Romani avrebbero voluto oc-
      cupare. Quand’ ecco s’ avanza fra il popolo un araldo  ; e imposto
      silenzio, legge il decreto seguente:  « Il senato e  il popolo ro-
      » mano e T. Quinzio Flamiiiino proconsole, vincitore di Filippo
      » e dei Macedoni, dichiarano liberi da ogni guarnigione e tri-
      to buto  i Corinti,  i Focidesi,  i Locresi,  gli Eubeesi,  gli Achei,
      »  gli Ftiotidesi,  i Magnesi,  i Tessali, e gli autorizzano a vivere
      » secondo le loro leggi. »  * Alla lettura  di questo decreto ina-
      spettato, credevano tutti di sognare, nessuno prestava fede a’ suoi
      orecchi, si gridò da ogni parte che fosse letto di novo. Dopo la
      seconda lettura, applausi universali, uno scoppio di gioia indi-
      cibile. S’ acclamava Flaminiuo liberatore della Grecia,  tutti  lo
      volevano vedere, tutti baciargli la mano e incoronarlo di  fiori  :
      e tanta era la ressa del popolo intorno a  lui, che mancò poco
      non restasse schiaccialo. Anche  Polibio  si lascia prendere da
      queir entusiasmo  : « Per quanto (e’ dice) * quegli attestati di  ri-
      to conoscenza possan parere eccessivi, si può dir francamente che
      » erano molto inferiori alla grandezza del benefizio. Com’é bello
      » vedere  i Romani, e Tito alla loro testa, sostener tante spese e
      » affrontare tanti  pericoli per  levar la Grecia di servitù  ! Che
      » bel momento è quello che, alla sola voce d’ un araldo, tutti
      » quanti  i Greci  si son visti  ristabiliti nel pieno possesso della
      » loro libertà! » Ma Polibio s’ ingannava con tutti gli altri. Roma
      non era stata indotta a quell’ atto da generosità, ma da scaltrezza
                                                  ;
      la voleva togliere ad Antioco di Siria ogni pretesto di venir nella
      Grecia; voleva togliere ai Greci ogni pretesto d’ unirsi per com-
      battere la nova padrona  ; voleva  finirli d’ indebolire lasciandoli
      sbizzarrire a loro talento  nell’ anarchia ammantata del nome di
      libertà, per prepararsi una conquista facile a mantenerla senza
      bisogno d’ impiegarci delle legioni.
         Ma non passò molto che  i Greci cominciarono ad accorger-
      sene  : giacché, essendo Nabide di Sparta doventato  il  più po-
      tente e  il  più  fiero  tiranno della Grecia, Flaminino gli fece
      guerra unitamente agli Achei  ; ma quando lo vedde a mal par-
      tito, invece di continuare l’ostilità per abbatterlo affatto, venne
      a trattative con lui e gli lasciò quasi intatta la sua potenza. Cosi
                                                  ^
          < Pollino, XVIII, 29
          3  Ibid.





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