Page 291 - I Segreti del digiuno al Futuhat FINAL
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290                                         al-Futūḥāt al-makkiyya

            Allah,  l’Altissimo,  in  ogni  mansione  del  servitore  [perfetto]  in  cui
            dimora il Nome “la Luce”, ha una proprietà speciale che abbiamo già
            menzionato in questo [659] libro, nel descrivere il viaggiatore ( ālik) che
            entra ( ā il) ed il viaggiatore che esce ( ā i ) ( ). Ciò che separa i due
                                                 461
            percorsi ( ulūk) è da un lato la notte della Luna piena, che è la notte di
            mezzo delle 28, la quattordicesima notte del mese realizzato (muḥa  a ),
            e dall’altro la notte della f ne del mese. Nel servitore perfetto la luce è
            sempre perfetta: egli ha due facce e l’irraggiamento (ta all ) è inevitabile
            per lui, egli non se ne può separare, o in un’unica faccia o nelle due



            461 Queste due espressioni non si ritrovano in realtà in nessun altro punto delle Futūḥāt,
            come pure l’espressione “i due percorsi”, riportata all’inizio del paragrafo successivo.
            In molte occasioni Ibn ʿArabī parla del viaggiatore che entra in una stazione spirituale
            (ma ām) per poi uscirne e passare ad un’altra, ma egli distingue essenzialmente quattro
            tipi di viaggiatori e di percorsi [Cap. 189 (II 381.6)]. Va notato che subito dopo, nel
            testo che stiamo traducendo, egli precisa che i “due percorsi” corrispondono alla semi-
            lunazione crescente ed a quella decrescente, per cui l’entrata e l’uscita sono sotto questo
            aspetto le due fasi o le due metà di un unico percorso [cioè l’uscita non è il cammino
            a  ritroso  dell’entrata],  a  cui  sembra  riferirsi  l’estratto  del  Cap.  330  riportato  nella
            penultima nota.
            René Guénon, nell’articolo dedicato alle Porte solstiziali (Cap. XXXV dei “ ym  l
               la   i      a    ”) riferendosi a “à la division du cycle annuel en deux moitiés, l’une
            ascendante et l’autre descendante: la première est la période de la marche du soleil vers
            le nord (utta  ya a), allant du solstice d’hiver au solstice d’été; la seconde est celle de la
            marche du soleil vers le sud ( ak  i  ya a), allant du solstice d’été au solstice d’hiver.
            Dans la tradition hindoue, la phase ascendante est mise en rapport avec le    a-y  a, et
            la phase descendante avec le  it i-y  a”, precisa in nota: ”Une correspondance analogue
            se retrouve dans le cycle mensuel, la période de la lune croissante étant de même en
            rapport avec le    a-y  a, et celle de la lune décroissante avec le  it i-y  a”.
            Ora, nella tradizione islamica solo il solstizio giornaliero è oggetto di interpretazione
            simbolica – ed un esempio si può trovare all’inizio di questo Capitolo – non quelli
            annuali,  perché  l’anno  tradizionale  è  lunare,  non  solare:  di  conseguenza  certe
            corrispondenze vanno cercate nel ciclo mensile lunare. Nell’opera di Ibn ʿArabī non si
            trovano riferimenti a percorsi corrispondenti al  it i-y  a  tanto più che nella tradizione
            islamica alla morte segue la permanenza nel  a  a  f no alla Resurrezione, e dopo il
            Giudizio la dimora nel Paradiso o nell’Inferno. Nel Cap. 45, la cui traduzione è stata
            pubblicata nel N° 307 di  tu      a iti    ll   [Avril-Mai 1953] si trova invece un preciso
            riferimento ad un percorso ascendente ed a un percorso discendente, corrispondenti
            alla realizzazione ascendente ed a quella discendente. Inoltre, nel Cap. 311 [III 45.32]
            si fa riferimento alla “scienza del rivolgimento [(ta allu ): “retournement”] dell’uomo
            nel Mondo del Mistero tra ingresso ed uscita”. Va inf ne osservato che nel ciclo annuale
            lunare la salita e la discesa corrispondono rispettivamente alla Notte del mi  ā  ed alla
            Notte del Qadr, come ha precisato René Guénon alla f ne del suo articolo su “Le due
            notti”.
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