Page 290 - I Segreti del digiuno al Futuhat FINAL
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Muḥyīddīn ibn ʿArabī 289
chiamano [il servitore perfetto] l’Uomo Singolare (mufrad). Venti è
un quinto di cento: in principio i Nomi divini erano 100, ma il Vero
ha nascosto l’Uno per la sua singolarità, dicendo: “Allah è senza pari
ed ama il dispari” ( ). Quello che ha nascosto è dispari e ciò che ha
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manifestato è anche dispari.
Riguardo alle mansioni lunari abbiamo indicato in 28 il loro numero,
in quanto esso è il prodotto di quattro per sette. La costituzione
naturale dell’uomo si fonda su quattro umori (aḫlāṭ), moltiplicati per
sette Attributi: la Vita, la Scienza, la Volontà, la Potenza, il Discorso,
l’Udito e la Vista. L’uomo è costituito dal prodotto di questi fattori,
ciascuno moltiplicato per gli altri, ma si manifesta solo per Allah, dal
Suo Nome la Luce, in quanto è la luce che fa apparire le cose ed essa
è apparente per se stessa, e la sua proprietà (ḥukm) nelle cose è una
proprietà essenziale. Così il mese non si manifesta se non per il percorso
della Luna, in quanto luce, lungo le sue mansioni – l’Altissimo ha detto:
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“Alla Luna abbiamo assegnato delle mansioni” (Cor. XXXVI-39) ( ) –
e quando ha completato il suo percorso in esse diventa il mese realizzato
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( ). Le altre cose che vengono denominate “mese” lo sono solo per
convenienza e non possono competere in rango con esso.
458 Ḥadīṯ riportato da al-Buḫārī, LXXX-69, Muslim, XLVIII-5 e 6, Abū Dāʾūd,
VIII-1, at-Tirmiḏī, an-Nasāʾī, Ibn Māǧa e da Ibn Ḥanbal.
459 Nel Cap. 330 [III 111.2] Ibn ʿArabī precisa: “L’Altissimo ha detto: “Abbiamo
assegnato alla Luna (qamar) delle mansioni” (Cor. XXXVI-39) e non l’ha chiamata
Luna piena (badr), né falce lunare (hilāl), perché in questa condizione non c’è che
una mansione, anzi due [per la falce, crescente e calante] e quindi l’af ermazione
delle mansioni è valida solo per la Luna. Quindi è alla Luna [in quanto qamar] che
appartiene la via graduale (daraǧ) dell’avvicinamento (tadānī) e dell’abbassamento
(taḏallī) ed è essa che è passibile di accrescimento e di diminuzione nel suo ingresso
(duḫūl) verso la Presenza dell’Invisibile (gayb) e nell’uscita (ḫurūǧ) verso la Presenza del
Visibile (šahāda)”. Il simbolismo della Luna nell’opera di Ibn ʿArabī richiederebbe uno
studio a sé; per il contesto della traduzione può essere utile riportare che per Ibn ʿArabī
la Luna piena (badr) è il simbolo del Calif o [Cap. 256 (II 556.6] o dell’Uomo Universale
(al insān al-kāmil), creato secondo la “Forma” del Vero, simboleggiato a sua volta dal
Sole.
460 Nel Cap. 390 [III 548.27] Ibn ʿArabī precisa che il mese divino è di 28 giorni;
si tratta quindi del mese siderale, cioè del percorso della luna rispetto ad un punto
determinato della sfera delle stelle f sse. Questo mese inizia e termina con la luna
nuova, mentre il mese usato per la determinazione dei tempi corretti di esecuzione delle
prescrizioni rituali inizia e termina con la visione del crescente lunare e, trattandosi di
un mese sinodico, dura 29 o 30 giorni.