Page 285 - I Segreti del digiuno al Futuhat FINAL
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            ad  Allah”  (Cor.  XIII-42).  [658],  cioè  l’inganno  attribuito  ai  Suoi
            servitori e l’inganno attribuito a Lui, Gloria a Lui.

            Allah, Gloria a Lui, ci ha ordinato tramite la lingua del Suo Profeta,
            che Allah faccia scendere su di lui la sua  alāt e la Pace, di “dare il buon
            consiglio ( a  ḥa , al servizio di Allah, del Suo Inviato, degli Imām dei
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            musulmani e della loro comunità” ( ), in un discorso generale. Poi si è
            rivolto specif camente a noi senza intermediari, diverse volte alla Mecca
            ed a Damasco, e mi ha detto: “Consiglia i Miei servitori (i  aḥ  i ā  )”,
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            in una visione (mu a  i a  che ho avuto ( ). Questo obbligo si impone
            dunque a me più che a tutti gli altri, ed Allah ha fatto quello per me
            come atto di sollecitudine da parte di Allah e di nobilitazione, non come
            una prova o una verif ca.








            448  a    riportato da al-Buḫārī, II-42, e da Muslim, I-95.
            449 Ibn ʿArabī cita più volte questa visione in diverse sue opere; all’inizio dell’  i t la
              ll     i it    i   a tit ,  redatta  alla  Mecca  nell’anno  600  dall’Egira,  riferendosi  a  sé
            stesso, egli scrive: “colui a cui è stato ordinato di consigliare i suoi fratelli, ed a cui
            ciò è stato ingiunto con veemenza più che alla gente del suo tempo”; nel Cap. 68 delle
            Futūḥāt [I 334.19] egli precisa: “e non mi ha indotto a farti conoscere il suo rango [si
            riferisce alla sua opera “ itā  ma ā i  a - u ūm” ed al fatto che essa possa sostituire
            l’istruttore spirituale (u tā )] se non il fatto che ho visto il Vero in sogno due volte ed
            Egli mi ha detto: “Consiglia i Miei servitori”; nel Cap. 167 [II 273.28] aggiunge: “Se
            non fosse che mi è stato ordinato di dare il buon consiglio a questa comunità, anzi ai
            servitori di Allah, non lo avrei menzionato”; nel  itā  al-mu a  i āt scrive: “Ho visto
            in sogno, mentre mi trovavo nel recinto sacro della Mecca, che la Resurrezione aveva
            già avuto luogo e che io stavo al cospetto del mio Signore, con la testa bassa, temendo
            che Egli mi punisse per la mia negligenza. Ma Egli, quanto è Magnif cente, mi disse:
            “O Mio servitore, non temere! Non ti chiedo altro che di consigliare i Miei servitori.
            Consiglia dunque i Miei servitori”. Io guidavo allora gli uomini alla retta Via, ma
            avendo  constatato  che  sono  rari  coloro  che  entrano  [veramente]  nella  Via,  mi  ero
            scoraggiato ed avevo deciso quella notte di occuparmi solo di me stesso e di lasciare
            gli uomini alla loro sorte. Ebbi allora questa visione e dal mattino dopo mi misi ad
            insegnare agli uomini, indicando loro il cammino evidente ed i pericoli da temere,
            rivolgendomi a tutti: dottori della Legge,  u a ā , Ṣūfī e semplici credenti”; inf ne, nel
            suoi    ā , redatto a Damasco nell’anno 634 dall’Egira, Ibn ʿArabī af erma [pagg.
            352 e 353 dell’edizione litografata del Cairo] di aver ricevuto l’ordine “Consiglia i Miei
            servitori” alla Mecca ed a Damasco.
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