Page 69 - I Segreti del digiuno al Futuhat FINAL
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68 al-Futūḥāt al-makkiyya
se la visione dopo aver attualizzato il Discorso [divino] (kalām) ( ). La
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contemplazione ed il Discorso coesistono solo nella teofania istmica (al-
ta all al- a a ): questa era la stazione spirituale di Šihābuddīn ʿUmar
al-Suhrawardī ( ), che è morto a Bagdād, Allah abbia Misericordia di
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lui, poiché mi è stato riferito riguardo a lui, da uno dei suoi compagni
di cui ho f ducia, che egli sostenne l’unione della visione e del Discorso,
e per questa ragione sono certo che il suo grado di contemplazione
(ma a ) era istmico, e non c’è dubbio al riguardo, poiché altrimenti ciò
non sarebbe stato possibile ( ).
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71 Riferimento al versetto 143 della Sūra VII, che recita: “E quando Mosé venne al
Nostro appuntamento ed il suo Signore gli ebbe parlato, disse: “O mio Signore, fatti
vedere da me sì che Ti possa guardare”. Egli rispose: “Non Mi vedrai, ma guarda la
montagna e se essa resterà ferma al suo posto allora Mi vedrai” Ma quando il suo Si-
gnore Si manifestò (ta allā) alla montagna la ridusse in polvere e Mosé cadde svenuto.
Quando rinvenne disse: “Gloria a Te, ritorno pentito a Te e sono il primo dei credenti”.
72 Celebre Ṣūfī contemporaneo di Ibn ʿArabī, nipote di Abū-n-Naǧīb as-Suhrawardī,
anch’egli Sūfī, e discepolo di ʿAbd al- Qādir al-Ǧīlānī, nacque a Suhraward nell’anno
539 dall’Egira e morì a Bagdād nel 632, anno in cui Ibn ʿArabī iniziò la seconda reda-
zione delle Futūḥāt. La sua opera più celebre è “ʿ ā i al-ma ā i ”, tradotta integralmente
in tedesco da Richard Gramlich col titolo “ i a k t i ”, Wiesbaden, 1978.
73 Nel Cap. 350 [III 213.16] Ibn ʿArabī precisa: “Invero Allah non ha riunito per nessuno
la contemplazione di Lui ed il Suo Discorso nello stato (ḥāl) della Sua contemplazione;
ciò non è possibile a meno che la manifestazione (ta all ) divina sia in una forma
rappresentativa (mi āliyya , nel qual caso la contemplazione ed il Discorso potrebbero
stare insieme. Noi non neghiamo questa possibilità e ci è giunta notizia che lo Šayḫ,
il conoscitore [di Allah], Šihābuddīn as-Suhrawardī di Bagdad, Allah sia soddisfatto
di lui, abbia af ermato l’unione della contemplazione e del Discorso, ma più di questo
non ci è stato riferito. Abbiamo anche interrogato il latore di questa informazione ma
non ci ha saputo riferire di che specie di teofania si trattasse; comunque l’opinione
sullo Šayḫ è buona e quindi sicuramente intendeva riferirsi alla teofania formale. Non
vedi che as-Sayyārī, uno degli Iniziati citati nella Epistola di al-Qušayrī, ha detto che
l’uomo intelligente non gode mai di una contemplazione, poi aggiunse a spiegazione
che la contemplazione del Vero è estinzione, ed in essa non c’è piacere. Il Discorso
non è possibile nello stato di estinzione, poiché il vantaggio del Discorso sta nell’essere
compreso. Per questo Egli ha detto: “Non è dato all’uomo che Allah gli parli se non per
mezzo di una rivelazione o dietro un velo” (Cor. XLII-51).” Nel Cap. 550 [IV 192.3]
aggiunge: ”Mi è stato riferito che l’anziano Šayḫ Šihābuddīn al-Suhrawardī, f glio del
fratello di Abū-n-Naǧīb, sostiene l’unione tra la contemplazione diretta ed il Discorso.
Conosco la sua stazione ed il suo gusto spirituale in quello, ma non so se è andato oltre
o meno. So tuttavia che egli è al rango della rappresentazione immaginativa (ta ayyul)
e questa è la stazione spirituale comune dif usa tra la maggioranza [degli iniziati].
Quanto all’élite, essi la conoscono ma hanno ottenuto qualcosa in più rispetto al gusto
spirituale della maggioranza. Questo è ciò a cui hanno alluso as-Sayyārī, noi stessi e