Page 28 - IL TASSELLO MANCANTE
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che  un  innocente  potesse  essere  sbattuto  in  galera  in  quel

            modo… Non in Europa, per lo meno. Stava per ripiombare nella
            disperazione,  quando  il  destino  sembrò  finalmente  essersi
            impietosito di lui. Udì un rumore di passi e subito dopo lo scatto

            della serratura della cella.
            Entrò l’inserviente con la colazione, ma dietro di lui entrò anche

            un uomo alto e distinto, in giacca e cravatta, che subito gli porse
            la mano:
            “Mi presento. Sono Jean Perier, suo  avvocato d’ufficio. Mi hanno

            appena assegnato alla sua difesa… Sempre che lei non preferisca
            rivolgersi a un legale privato, naturalmente.”

            Roberto inarcò le sopracciglia per lo stupore:
            “Ma come… sono qui da poche ore e lei… com’è possibile?”
            L’uomo attese che il secondino uscisse e chiudesse la porta. Poi

            sedette vicino alla sua branda e riprese:
            “Oh, è solo un caso… oggi e giovedì… ed io tutti i giovedì sono

            sempre qui. Ho appena ritirato la cartella del suo interrogatorio.
            Se accetta la mia difesa, più tardi studierò le carte e domattina
            mi farò vivo. Cerchi di stare tranquillo… forse ho qualche buona

            carta da giocare.”
            Oltre  che  autorevolezza  e  carisma,  l’avvocato  sfoggiava  anche

            altri  pregi  per  lui  importantissimi:  parlava  perfettamente
            l’italiano e si esprimeva con una chiarezza esemplare. E questo
            fu già sufficiente per risollevargli in gran parte il morale.

            “Oh, grazie… Mi va bene, benissimo!... E dica, lei sa già di cosa
            sono accusato?”

            “Non  ancora  nei  dettagli.  Dovrò  leggermi  attentamente  il
            dossier… però conosco bene i personaggi che l’accusano e mi sto
            già facendo una certa idea. Domani sarò senz’altro più preciso”.

            “La  ringrazio  avvocato,  lei  mi  sta  facendo  rinascere.  Fino  a  un
            momento  fa  mi  sentivo  perso,  credevo  di  impazzire.  Io  sono

            innocente, lo giuro… non so nemmeno di cosa stiano parlando”.
            “Penso di poterle credere… ma adesso mi esponga tutti i fatti con
            la massima precisione. Mi sarà utile per controbattere le accuse.”

            “Ma  certo,  è  la  Provvidenza  che  la  manda.”  E  in  pochi  minuti
            raccontò per filo e per segno tutto quanto ricordava, concludendo



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