Page 34 - IL TASSELLO MANCANTE
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estradizione, richiesta da un certo commissario Rinaldi, che
arriverà di persona da Ventimiglia per prelevarla. So che la
crede responsabile dell’omicidio della sua fidanzata. E io lì
purtroppo non posso farci niente”.
Già… i suoi guai non erano finiti. E se per l’avventura appena
trascorsa era stato scagionato completamente, non aveva idea di
come si sarebbe sbrogliata invece la storia che l’attendeva a casa
sua.
“Peccato non poter contare su una persona come lei anche in
Italia!” esclamò.
“Sa una cosa, Roberto?” esclamò Perier, stringendogli la mano
“Ho un certo intuito per le persone. Io non conosco le accuse che
le muovono… ma mi sentirei di scommettere sulla sua
innocenza. Le auguro di riuscire a dimostrarla al più presto.”
Roberto, al momento dei saluti, non riuscì a trattenere un’ultima
domanda:
“Mi perdoni… è una mia curiosità. Sinceramente non mi sarei
mai aspettato di trovarmi una persona della sua levatura come
avvocato d’ufficio”.
“Vede caro amico. Io ho deciso che avrei fatto questo mestiere
quando avevo solo 12 anni, vedendo mio padre subire una grave
ingiustizia senza poter contare sull’aiuto di nessuno… per me è
come una vocazione. C’è chi si fa prete nella speranza di far
carriera, magari diventare Vescovo, o Cardinale. Ma chi lo fa
veramente per vocazione ha soltanto a cuore il bene dei suoi
parrocchiani, anche nell’ultima Chiesetta di campagna. Io ho
scelto questo mestiere per amore della giustizia, non per
riempirmi le tasche!” e si accomiatò con un sorriso.
Roberto lo seguì con lo sguardo, ammirato.
In quel mentre sopraggiunse un agente, che lo accompagnò in
una sorta di stanza di sicurezza. Appena rimasto solo, cercò di
raccogliere le idee e approfittò della momentanea solitudine per
chiamare ancora una volta l’amico Antonio:
“Ciao, sono di nuovo io… mi scuso tantissimo con te per ieri, ma
credimi, ero frastornato, non sapevo davvero dove sbattere la
testa. Per fortuna adesso posso dirti che almeno qui a Nizza sono
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