Page 145 - Il Decamerone Moderno Vol. II
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le  reazioni  della  gente,  al  suono  di  quella  parola.
          Non  che  ci  fosse  un  gran  via  vai,  ma  qualche  familiare,  a
          volte, andava a salutare uno dei ricoverati, probabilmente per
          sincerarsi se mancasse ancora molto alla dipartita.

          Lui li guardava e sospirava.

          «Eh – diceva – siamo tutti terminali, qui…».
          A  seconda  delle  reazioni,  ormai,  era  in  grado  di  capire  chi
          fosse lì perché sperava solo che il proprio familiare s conge-

          dasse al più presto, e chi invece – casi piuttosto rari – ancora
          sperava di poterlo abbracciare per qualche tempo.

          Era qualcosa negli occhi.
          Non  che  le  persone  dicessero  apertamente  i  propri  pensieri.
          Stavano  ben  attenti,  tutti,  a  mostrarsi  dolenti.

          Non potevano evitare, però, un certo balenio di luce, come in
          certe  mattine,  quando  –  dalla  barca  –  si  vedeva  il  sole  che
          cominciava a spuntare all’orizzonte.

          Remo capiva. E – nella sua testa – aggiungeva un volto alla
          lista dei  “buoni”  e dei  “cattivi”, come quando,  da bambino,
          toccava a lui sostituire la maestra alla lavagna.

          Non usava più.

          Non era politicamente corretto.
          Ai  suoi  tempi,  però,  nemmeno  così  lontani,  le  maestre  lo

          facevano eccome. Se dovevano assentarsi, anziché chiamare il
          bidello, chiedevano ad uno dei ragazzi di mettersi alla lavagna

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