Page 148 - Il Decamerone Moderno Vol. II
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del mare. Erano tutti costretti a stare soli, per non rischiare di
contagiare i propri anziani, i propri bambini. Erano più seri,
erano più soli. E faticavano a sopportare la morte quotidiana.
Non che prima la gente non morisse, no. Quello era un reparto
destinato a chi non aveva alcuna speranza. Solo che era di-
verso. Era più «normale». Col virus, invece, era tutto strano.
Innanzitutto, non entravano più i familiari. E a Remo era
venuto a mancare il modo principale di passare il tempo.
Niente più lavagna, niente più buoni e cattivi.
«Forse – pensava – è ora che sciolga l’ormeggio». E si
chiedeva se alla fine sarebbe stato proprio il virus a portarlo
via. Si accorse, però, una mattina, di non avere più tutta quella
fretta di partire. La lunga pausa in ospedale, dopo una vita di
continui rientri e di nuovi viaggi, gli aveva dato modo di ri-
posare. E aveva acceso nella sua mente delle sfumature che
prima non aveva mai messo a fuoco.
Non gli era mai importato niente, dei legami.
Era sempre vissuto provando la sensazione di essere bruciato
dall’ansia di andare via. Via e basta. Non importava dove, ma
da qualche altra parte. Solo che non c’era mai stato un posto
in cui avesse avuto voglia di fermarsi. Fino a quando era arri-
vato lì dentro, in quel porto sicuro.
C’era qualcuno che gli faceva il letto, ogni giorno. Gli porta-
vano da mangiare. E per la prima volta si era sentito in pace
con se stesso. Forse perché – anche in quella condizione – sa-
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