Page 151 - Il Decamerone Moderno Vol. II
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la  testata  al  muro.  Quelli,  non  doveva  staccarli.
          Con una lentezza simile ad un effetto rallentatore, come in un
          film del cinema, Remo aveva pian piano conquistato in centi-
          metri.  E  poi  un  altro.  Nessuno  si  accorgeva  di  come  il  suo
          letto  stesse  navigando,  lentissimo,  verso  la  finestra.
          Remo non sapeva nemmeno che cosa si vedesse, da lì. Non
          c’erano appigli, non era mai riuscito ad arrivarci. Si sentiva

          come Cristoforo Colombo in cerca delle Indie. Solo una volta
          compiuta la sua missione, avrebbe scoperto se c’era il cielo, là
          fuori, o solo un tetto, magari di un cortile.

          Più  fantasticava  su  questo  ultimo  viaggio,  più  sentiva  una
          strana forza, un’energia inspiegabile. Poteva contare sul fatto
          che tutti gli altri, là dentro, fossero casi più gravi ed urgenti
          del suo. Era diventato un soprammobile, in quei giorni, perché
          già faceva parte della tappezzeria, da tempo. E – giustamente
          – le cure erano dedicate a quanti erano appena arrivati. Perché

          i malati di Covid avevano il terrore negli occhi. Sapevano che
          sarebbero morti da soli. Sapevano che cosa li aspettava, una
          sorta  di  terrificante  soffocamento,  come  quello  di  un  uomo
          che affoga. E Remo non voleva nemmeno pensarci. Provava
          per loro tanto dispiacere. Ed era disposto a tutto, per arrivare
          al suo spicchietto di cielo, quello della finestra, che – per una

          qualche fantasia incontrollata – pensava potesse salvarlo.
          A volte, il letto sembrava obbedire alla sua disperata ostinazi-
          one.  A  volte  si  ribellava,  non  cedeva  di  un  millimetro.  E

          Remo si buttava con tutto il suo corpo, tentando di puntellare i

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