Page 160 - Il Decamerone Moderno Vol. II
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«E  questo  tailleur?  Ti  ricordi,  che  figurone,  quel  giorno,  in
                studio?».
                Si  dava  del  tu,  quando  si  parlava  da  sola.  Immaginava  che

                un’altra voce le rispondesse.
                «Ma  sì,  sì,  c’era  la  segretaria  dell’avvocato  che  ti  guardava

                con certi occhi. Sembrava uscita da un magazzino, lei, e non
                da  una  boutique.  La  gonna  sbilenca,  di  un  colore  inguarda-
                bile…».

                Erano  episodi  senza  alcun  valore,  senza  alcuna  importanza,
                ma non nel suo universo. Quel giorno del tailleur, poi, si era
                presa  una  piccola  rivincita  sulla  «rivale»,  che  abitava  nello
                stesso  suo  palazzo.  Non  capiva  perché,  ma  quella  donna  le
                faceva  una  guerra  spietata,  descrivendola  a  tutti  come  una
                zitella  inacidita.  L’aveva  presa  di  mira,  la  derideva,  la

                scherniva. Si faceva beffe della sua solitudine, del suo vezzo
                di  presentarsi  sempre  in  ordine.  La  sentiva  ridere  alle  sue
                spalle, ogni volta che usciva di casa. Le era venuta anche una
                certa forma di apprensione, per un po’, quando aveva capito
                che erano diventati in tanti, a denigrarla. Le era capitato anche
                di girarsi di scatto, per vedere se ce l’avesse dietro, con l’in-
                dice puntato, col suo sarcasmo.

                Aveva  pensato  tanto  a  cosa  fare,  a  come  difendersi.  Aveva

                pianto, in silenzio. Aveva perfino pensato di denunciarli, ma
                non sarebbe servito a niente.




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