Page 163 - Il Decamerone Moderno Vol. II
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Rina non capiva perché tutti parlassero solo del virus, in quei
giorni. Tutti avevano paura di morire. Ripetevano che era in
atto una strage. Era come se tutti gli altri tumori, che miete-
vano purtroppo molte più vite, fossero diventati fuori moda. I
bollettini quotidiani riferivano solo dei casi positivi al Covid.
E a Rina dispiaceva tanto, per le persone portate via dal virus.
Le dispiaceva tanto, però, anche per tutte le altre, quelle che si
ammalavano di cancro, perché respiravano male. Soprattutto
per i bambini colpiti dalle leucemie e per le persone che già
soffrivano di problemi respiratori, che morivano in silenzio.
«Come siamo strani», diceva Rina, prendendo il caffè da sola.
«Eh sì – si rispondeva – massacriamo il mondo in cui
viviamo, credendoci immortali, quando sappiamo benissimo
di non esserlo». «E tutti questi cellulari, poi?». «Ed il 5 G?».
«Viviamo immersi in campi elettromagnetici che ci consu-
mano dentro».
«Però ci preoccupiamo più di un virus, per quanto terribile,
che di tutti gli altri veleni che ci minano».
Mentre Rina sorseggiava il suo caffè, era costretta ad ascol-
tare le conversazioni telefoniche dei vicini, che amavano
chiacchierare alla finestra. Conosceva nei dettagli tutti i fatti
privati di ciascuno. Dai problemi di salute della signora del
piano di sopra alle liti familiari della famiglia accanto. Cono-
sceva anche le relazioni interpersonali più private. La gente
raccontava tutto. Anche la propria intimità. E quel palazzo era
una specie di reality quotidiano, in cui ciascuno viveva
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