Page 166 - Il Decamerone Moderno Vol. II
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settimane in cui era rimasta chiusa in casa, Rina sentì improv-
visamente il desiderio di respirare l’odore del mare. E non
r i u s c ì a t r a t t e n e r s i .
C’era un’anta del suo armadio, che custodiva quelli che con-
siderava abiti sportivi. Erano tutti nuovi, ancora nelle loro
buste. Tirò fuori dei pantaloni, una maglietta, una giacchina
impermeabile. Era sera. Fuori era buio. Indossò le scarpe da
ginnastica, che aveva messo forse un paio di volte nella vita.
Prese la mascherina, nuova, che non le era mai servita prima.
Scese le scale in silenzio, per non farsi sentire. Uscì dal por-
tone. La città era deserta. Per una volta nella vita, avrebbe
violato le regole. Confondendosi con il grigio che avvolgeva
le strade, scivolò via dal suo quartiere. Poco oltre, c’era la
passeggiata, che dava sul mare. E lì si respirava un’aria an-
cora molto più pulita del solito. Come era strana, la sua città,
vista così. Le ricordava qualcosa che aveva a che fare con la
sua infanzia. I riflessi dell’acqua rimandavano paesaggi in-
contaminati. Un gabbiano dondolava su uno scoglio. Grazie
alla luce della luna, era in grado di intravedere il dorso dei
pesci che si rincorrevano in mare. Il silenzio era assoluto.
Vide passare un paio di auto con il dispositivo luminoso delle
forze dell’ordine. Si appiattì contro una pianta, sentendosi
come una ragazzina che marina la scuola.
«Sono rimasta rinchiusa per così tanto tempo – pensò – molto
prima che cominciasse la quarantena. Mi stavo abituando ad
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